Risse, incendi, danneggiamenti e droga. Tensione al carcere di Uta

Risse, danneggiamenti e detenuti che cercano di introdurre droga nel penitenziario. Tensione al carcere di Uta. Lo denunciano i sindacati Uilpa Penitenziaria e Fns Cisl. “Nella sera di venerdì 18 un detenuto magrebino ha appiccato un incendio nella propria camera, le fiamme stavano creando fumi nocivi nell’intera sezione, l’intervento provvidenziale della polizia penitenziaria ha evitato che il gesto determinasse un evento tragico – spiega il segretario della Ulpa Penitenziaria Michele Cireddu – ma l’apice si è raggiunto nella serata di sabato 19 dove contemporaneamente si sono verificate risse in diverse sezioni, l’esiguo numero di personale presente, ha faticato a ripristinare l’ordine. Un detenuto si è barricato nella propria camera, ha letteralmente distrutto i suppellettili, ha allagato la sezione ed ha letteralmente creato lo scompiglio. Nel frattempo un altro detenuto in altra sezione si è rifiutato di rientrare nella propria camera, minacciando gli operatori, mentre un altro ancora, in altra sezione, ha minacciato il lancio delle proprie feci nei confronti del personale sanitario e di polizia penitenziaria”. Secondo il sindacalista “quanto avvenuto nelle scorse ore nell’istituto di Uta sembra la descrizione di una giornata di guerriglia urbana, purtroppo tutto questo non ci meraviglia, in tempi non sospetti avevamo infatti denunciato l’invio di detenuti problematici ed ingestibili, che negli altri istituti avevano messo a ferro e fuoco intere sezioni. Immaginiamo cosa possono creare se allocati tutti insieme in un unico istituto. Non ci meraviglia ma ci rammarica anche la politica dell’amministrazione che sembra considerare la Sardegna come la figlia di un dio minore”.
Il sindacalista denuncia la precaria situazione della carcere in tutta l’isola. “La situazione è fuori controllo dal nord al sud del distretto, a Sassari da quasi 1 anno manca un comandante del ruolo dei commissari, il personale è costretto a svolgere orari interminabili e le ore in eccedenza non vengono nemmeno retribuite – spiega Cireddu – a Tempio non è presente un direttore in pianta stabile ed il comando è affidato anche in questo caso ad un ispettore, ad Oristano la mancanza di relazioni sindacali lo rendono un istituto dove le regole sono solo un utopia, infine il carcere di Uta, dove ancora non è stato assegnato in direttore in pianta stabile, l’organizzazione del lavoro non è piu’ adeguata alle reali esigenze, e la mancanza di strumenti e mezzi per fronteggiare gli eventi critici, mettono letteralmente a rischio la sicurezza dei lavoratori”.
Sempre sabato un detenuto che stava rientrando in carcere a Uta dopo un permesso premio è stato bloccato dalla polizia penitenziaria e controllato: aveva ingerito sette ovuli che contenevano 155 grammi di marijuana, cocaina ed eroina. Lo segnala Giovanni Villa segretario generale Fns Cisl. “Questo intervento, come tanti altri precedenti, farà in modo che all’interno del penitenziario si lavori in modo più sereno – sottolinea il sindacalista -. I risultati dal carcere di Uta arrivano continuamente, grazie al lavoro della polizia penitenziaria al contrario invece, i risultati e le giuste attenzioni non arrivano dall’amministrazione penitenziaria, specialmente dal dipartimento. Per l’ennesima volta chiediamo la giusta considerazione per questi operatori della sicurezza, non si può continuare a guardare dall’altra parte, ribadiamo che servono unità, mezzi, strumenti e risorse finanziarie per garantire serenità ai poliziotti”.

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