Rifiuti, prezzi pazzi. Nel Sud Sardegna si paga il doppio

I sassaresi sono più fortunati dei cagliaritani in fatto di spazzatura: per smaltire una tonnellata di rifiuti non riciclabili, la cosiddetta frazione secca che finisce in discarica, nel Nord dell’Isola sborsano 98,90 euro contro i 173,60 del Sud (il costo della raccolta è a parte). Una differenza del 75,53 per cento che si traduce in una Tarsu decisamente più leggera, sebbene adesso sia accorpata alla Tares. Ma la tariffa più cara della Sardegna si paga a Macomer, nell’impianto di Tossilo, dove smaltiscono l’immondezza anche gran parte dei comuni nuoresi: sono 219,70 euro a tonnellata. Vuol dire più 121,5 per cento rispetto a Sassari e più 45,61 per cento in raffronto alla media regionale, che è di 150,44 euro.

QUADRO GENERALE – I numeri, scritti nel 14° Rapporto sulla gestione dei rifiuti in Sardegna, sono del 2012. Lo studio fa riferimento ai dati del catasto Arpas, l’Agenzia sarda per la protezione dell’ambiente. Il tema è centrale nel governo dell’Isola, visto che alla Regione spetta decidere anche le politiche di raccolta e smaltimento della spazzatura, inclusi premi e sanzioni per i Comuni che non sono virtuosi con la differenziata. Eppure, in questa campagna elettorale non si parla della questione, né di un  nuovo Piano dei rifiuti che riesca a uniformare le tariffe tra i nove impianti della Sardegna. Cioè la piattaforma Cacip a Capoterra, più le discariche di Villacidro, Carbonia, Arborea, Macomer, Sassari-Scala Erre, Ozieri-Chilivani, Tempio e Olbia.

I MENO CARI – Ma ecco i dettagli sullo smaltimento di tutto ciò che non è carta, plastica,vetro o alluminio. Oltre ai sassaresi, sembrano non conoscere ansia da Tarsu neppure nella Bassa Gallura, quella costiera, dove portare una tonnellata di immondezza nell’impianto di Olbia costa 105,48 euro. Siamo ancora sotto la media regionale, e a meno 108,8 per cento rispetto alla tariffa di Macomer.

COSTI PIÙ ALTI – Sopra la media regionale, a quota 173,60 euro a tonnellata, ci sono cagliaritani che, al pari dei residenti nella cosiddetta area vasta del capoluogo, mandano i loro rifiuti nella discarica di Capoterra. Seguono gli oristanesi con una tariffa di 170,50 euro. Ancora: i sulcitani fino al 21 novembre 2012 sborsavano 212,48 euro, poi ridotti a 155,68 euro. Un taglio del 36,48 per cento che, di conseguenza, ha fatto abbassare a 150,44 euro la tariffa media regionale che fino ad allora era di 156,76 euro.

SOTTO SOGLIA – Nell’impianto di Tempio, dove smaltiscono la frazione non riciclabile quasi tutti i Comuni dell’Alta Gallura, cioè quelli montani, si pagano 148,68 euro a tonnellata. A Ozieri si scende ancora, a 148,09 euro. Chiude Villacidro con 134,02 euro.

L’ANDAMENTO – Dal Rapporto 2012 viene fuori anche un altro dato: in Sardegna, dal 2003 al 2012 il costo medio di smaltimento per la frazione secca “è aumentato in media del 130 per cento, con punte del 331 per cento per l’impianto di Carbonia”, dove però c’è stata la riduzione di novembre 2012 proprio per contenere la crescita esponenziale della tariffa.

PREZZI AGGIORNATI – Tuttavia, se nell’impianto di Sassari si registra il prezzo di smaltimento più basso, l’aumento è stato  del 200 per cento, identico a quello applicato nella struttura di Ozieri-Chilivani. A Olbia si è registrato il rincaro minore, col 44 per cento. Nella discarica di Capoterra la tariffa è schizzata a più 97 per cento, sebbene sia il secondo aumento meno alto di tutta l’Isola.

CASO SOLLEVATO – Sulla gestione dei rifiuti ha lanciato l’allarme-tariffe solo Cristiano Erriu, presidente dell’Anci Sardegna nonché sindaco di Santadi. A Tramatza, dove Francesco Pigliaru ha incontrato gli amministratori locali del centrosinistra, Erriu ha chiesto l’impegno del candidato governatore “per avviare un confronto con tutti i gestori delle discariche”. Il capo dell’Anci Sardegna ribadisce: “Non è pensabile che i prezzi vengano aumentati in modo indiscriminato, serve una nuova politica di indirizzo per invertire la tendenza e arrivare a una riduzione complessiva”.

LA SOLUZIONE – Erriu fa notare: “Da tempo, con la nuova normativa sui costi della pubblica amministrazione, la Tarsu va coperta al 100 per cento dagli utenti, i Comuni non possono più carica parte della spesa sulla finanza pubblica. Si aggiunga i costi di trasporto verso le discariche, aggravi ormai insostenibili per quanti risiedono nei territori dove non esiste un impianto di smaltimento locale”. Proprio per questo “la tariffa di Carbonia – spiega Erriu – era cresciuta del 300 per cento. I rifiuti venivano pre-trattati in loco e poi trasportati a Capoterra”. Il presidente dell’Anci mette sotto la lente pure “una contraddizione: ai Comuni che hanno puntato sul cosiddetto compostaggio domestico, facendo smaltire in casa gli scarti alimentari, è stata aumentata la tariffa per la frazione secca. Così facendo i cittadini si convincono che differenziare sia inutile”.

Al. Car.

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