Racket delle gru, imprenditore arrestato non risponde al Gip

È rimasto in silenzio davanti alla giudice, su consiglio dei difensori, l’imprenditore Davide Rubino, 49 anni, di Elmas, in carcere da sabato scorso con l’accusa di aver ordinato la distruzione di gru e attrezzature utilizzate da alcuni concorrenti per l’installazione di pannelli fotovoltaici, pale eoliche e altri imponenti macchinari per le energie rinnovabili. Questa mattina, davanti alla Gip del Tribunale di Cagliari, Ermengarda Ferrarese, si è tenuta l’udienza di convalida del fermo disposto dalla Procura, che contesta anche l’aggravante dei metodi mafiosi: la giudice si è riservata di decidere nelle prossime ore.

Assistito dalle avvocate di fiducia Rita Dedola e Cristina Culeddu, l’imprenditore – molto noto in Sardegna perché specializzato in trasporti e movimentazioni con gru di carichi pesanti – ha già negato con fermezza di essere il mandante degli attentati che avrebbero colpito alcune società rivali. Al momento, però, non sono disponibili tutte le carte dell’inchiesta iniziata tre mesi fa e condotta dal Corpo Foresale: da qui la scelta difensiva di avvalersi oggi della facoltà di non rispondere. Nel frattempo l’indagine del pm Andrea Vacca prosegue anche in altre direzioni: ci sono cinque indagati, presunti complici dell’imprenditore e probabilmente gli esecutori materiali degli incendi dolosi che hanno distrutto gru e attrezzature per milioni di euro di proprietà di alcune società rivali dell’impresa di Rubino.

 

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