Il Qatar pronto a fare marcia indietro, anche il San Raffaele a rischio

Non è il Paradiso di Bengodi, né la terra del sogno targato Costa Smeralda. Il Qatar se ne è accorto ed è pronto a ritirare gli investimenti.

Non è il Paradiso di Bengodi. E nemmeno la terra del sogno targato Costa Smeralda. Il Qatar se ne è accorto ed è pronto a tirarsi indietro. Hotel De Russie, martedì scorso. Meridiana presenta un accordo commerciale con British Airways. Seduto tra il pubblico, con un invito della compagnia aerea, c’è uno dei più importanti manager della Costa Smeralda. Non accetta interviste, non vuole nemmeno essere nominato. Niente virgolettati, quindi. Conversa con alcuni amici, e il cronista ascolta defilato. Niente di rubato, per carità. Ma l’argomento è di quelli che non compaiono nelle cronache ufficiali. Sensazioni, umori e poi la bomba: il Qatar è pronto a ritirare i progetti della Costa Smeralda. Terrebbe gli alberghi, acquistati a peso d’oro da Barrack, ma l’intenzione è quella di fare marcia indietro sugli investimenti immobiliari presentati poco più di un anno fa per un valore stimato di un miliardo di euro. Anche il futuro dell’ospedale San Raffaele, questa volta però per motivi legati alla complessa procedura fallimentare dopo il crack della Fondazione Monte Tabor di Don Verzè, potrebbe essere a rischio.

La successione di Tamim Al Thani frena i progetti: il giovane rampollo non vuol seguire le orme del padre

Una montagna di soldi di investimenti rischia di evaporare. Addio ai 500 mila metri cubi di cemento, con l’edificazione di 100 ville, di cui 30 di super lusso? Addio anche alla residenza da 7mila metri quadri per lo sceicco? Il manager di lungo corso, uomo politico e con un ruolo di prestigio nel board di Unicredit, la quale ha partecipato attivamente al passaggio di consegne da Barrack al fondo sovrano del Qatar, sembra non avere dubbi. Secondo le sue rivelazioni ad innamorarsi della Costa Smeralda, come negli anni ’50 accadde a Karim Aga Khan, era stato l’emiro del Qatar, Sheikh Hamad bin Khalifa al-Thani. Ma il recente il passaggio di poteri al figlio, con l’abdicazione a favore del 34enne principe ereditario Sheikh Tamim bin Hamad al-Thani, ha cambiato le carte in tavola. Il giovane Tamim era stato protagonista delle trattative per l’acquisizione della Costa Smeralda da Barrack, dopo una cena a bordo del suo yacht al largo di Porto Cervo insieme con i rampolli delle della dinastia Hariri e Aga Khan. Ma eseguiva gli ordini del padre. Ora che è lui a condurre i giochi, la Costa Smeralda non è più sentimento, ma solo business, e gli affari non sembrano girare per il verso giusto.

Dal Pps di Cappellacci al Ppr di Pigliaru, il Qatar vede allungarsi i tempi sulle scelte urbanistiche

Il mantra del Qatar è stato fin dal primo giorno quello dei “tempi certi”. Per i tempi di realizzazione del progetto si parlava di 7-10 anni, ma durante la presentazione del piano di investimenti da un miliardo di euro si sosteneva in maniera perentoria come “il Qatar chiede risposte certe entro il 2013”. Infatti le nuove costruzioni dovevano adattarsi ai vincoli del Piano paesaggistico regionale (Ppr) che di fatto condizionava le intenzioni dei nuovi investitori della Costa. “Si tratta, quindi, di un progetto plastico da discutere all’interno di tavoli tecnici” spiegava il sindaco di Arzachena, Alberto Ragnedda. Ebbene, dei tavoli tecnici (ad oggi, aprile 2014) non si è vista neanche l’ombra. Prima i pasticci istituzionali di Cappellacci, con la riforma del vecchio Piano paesaggistico di Soru e la delibera con il nuovo Pps (Piano paesaggistico dei sardi) a ridosso delle elezioni. Una forzatura, da molti vista in chiave pro Qatar, che è stata subito cassata dalla giunta Pigliaru: che appena insediata come primo atto ha provveduto ad abrogarlo. Ma il risultato finale, al netto delle schermaglie politiche, è quello che il Qatar non vede un futuro a portata di mano. Così i progetti si allontanano.

Un piano di ville e alberghi di lusso

Era stato l’allora premier Mario Monti a tessere i primi rapporti diplomatici e a gettare le basi per una partnership economica Italia-Qatar. Ai primi di febbraio del 2013, più di un anno fa, la Qatar Holding, braccio operativo del fondo sovrano dell’emirato, aveva presentato ai comuni di Arzachena e Olbia la prima bozza del piano di investimento da un miliardo di euro. Un pacchetto fra 450 e 550 mila metri cubi da trasformare in 4 nuovi hotel. Il progetto punta a realizzare quattro nuovi hotel extra lusso, con l’ammodernamento della Costa Smeralda e con l’incremento dei posti letto dagli attuali 400 ai 900 previsti. Si parla di un hotel col marchio Harrods, da 150 camere; un family hotel da 200 stanze, per un target sempre di lusso. Previsti anche due hotel al Pevero, da 90 stanze, e a Razza di Juncu, da 75 camere, per “Young People”. Cappellacci prevedeva il varo dei Piani strategici all’interno della cornice urbanistica per definire gli investimenti sui territori. Deroghe a uso e consumo della politica che il Governatore uscente pensava di usare per tenere in pugno personalmente anche la trattativa col Qatar. Pigliaru e il nuovo assessore all’Urbanistica, Cristiano Erriu, hanno il compito di dare risposte veloci, anche se Al Thani potrebbe non volerle aspettare. Intanto il nuovo presidente della Regione e gli emissari dell’emiro si sono incontrati per il San Raffaele. Ma anche per l’ospedale alle porte di Olbia il futuro, nonostante le dichiarazioni di facciata, non è roseo.

San Raffaele, i commissari contro la cessione al Qatar: ci vogliono molti soldi per risarcire tutti i creditori

Prima l’annuncio dello scorso 13 dicembre: il solito Cappellacci con un’improvvisa accelerazione comunicava l’accordo con il passaggio dell’ospedale San Raffaele alla cordata composta dalla Qatar Foundation e dall’ospedale Bambin Gesù. Tuttavia i commissari liquidatori che gestiscono la complessa procedura del concordato fallimentare (come già a fine dicembre aveva anticipato il quotidiano La Repubblica) non sarebbero orientati a dare il via libera per le cifre che circolano in queste settimane. L’operazione, infatti, escluderebbe dalla trattativa il pool di tre esperti nominato nel 2011 dal Tribunale di Milano, a seguito della procedura fallimentare del centro ospedaliero lombardo e di tutte le attività collegate. Poco meno di un miliardo i debiti accumulati dalla gestione di don Luigi Verzè. Fino a oggi, il lavoro dei commissari – Salvatore Sanzo, Rolando Brambilla e Luigi Saporito – ha garantito un risarcimento del 40 per cento a tutti gli oltre 3 mila creditori (solo per la cessione del centro milanese sono stati incassati 405 milioni). L’emiro Tamim al-Thani sarebbe pronto ad accollarsi l’investimento, intorno ai 150 milioni, che serve per completare l’opera, ma continua a chiedere garanzie sulla convenzione col Servizio sanitario regionale di tutti o buona parte dei 284 posti letto previsti dal progetto iniziale. Lo scorso 7 aprile c’è stata una prima presa di contatto fra il governatore Francesco Pigliaru e Lucio Rispo, responsabile in Italia della Qatar Foundation. Ma il problema principale al momento non è l’accreditamento: i soldi non sarebbero sufficienti. Solamente sull’immobile esiste un mutuo ipotecario da 75 milioni con un pool di banche. I commissari avevano già fissato una base d’asta da 25 milioni da cui partire. Ogni cifra superiore incassata sarebbe stata spartita in percentuale maggiore con le banche, per tentare di coprire l’intero debito. L’accordo che la Regione targata Cappellacci aveva siglato col Qatar, però, sarebbe stato concluso non tenendo conto che nemmeno un euro sarebbe finito in capo al concordato, ma soprattutto dei creditori che ancora aspettano di rifarsi di tutti i risarcimenti. Insomma, tempi grami. Se continua così rischia di tornare d’attualità il vecchio detto “pagare moneta, vedere cammello”. Solo che qui perderanno tutti e per un miliardo di ragioni.

Giandomenico Mele

 

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