Processo delitti Orune e Nule, tensione in aula tra testimone e imputato

Tensione nell’aula della Corte d’Assise di Nuoro al processo per gli omicidi di Gianluca Monni e Stefano Masala, i due giovani uccisi nel Nuorese tra il 7 e l’8 maggio 2015. Durante la deposizione di un teste della pubblica accusa, Giuseppe Masala, 32enne cugino di Stefano (il cui corpo non è mai stato ritrovato) si è girato verso l’imputato Alberto Cubeddu, 22enne di Ozieri, accusato di entrambi gli omicidi, e guardandolo negli occhi ha urlato: “Devi dire dov’è Stefano”.

Il presidente della Corte Giorgio Cannas lo ha subito riportato ai temi della deposizione. Il cugino di Stefano Masala ha quindi raccontato di un episodio avvenuto in una discoteca di Sassari, prima dell’arresto di Cubeddu: quest’ultimo lo guardava, lo seguiva e si metteva a ridere. “A quel punto non ci ho visto più – ha detto Giuseppe Masala – e gli ho urlato di fronte a tutti: dimmi dov’è Stefano, così come glielo richiedo oggi”. “La mattina successiva – ha proseguito il teste in aula – ho chiamato un amico carabiniere per dirgli della colluttazione che avevo avuto con Cubeddu, gli ho chiesto aiuto perché avevo paura di aprire il mio bar a Sassari, lo temevo Cubeddu”.

A tenere banco nell’udienza di oggi in Corte d’assise a Nuoro sono stati gli investigatori, che hanno raccontato mesi di indagini subito dopo la sparizione di Masala e l’omicidio di Monni tra il 7 e l’8 maggio 2015. Il maresciallo dei Ris di Cagliari, Gavino Piras ha spiegato i risultati delle analisi sulle tracce ematiche rinvenute nelle due felpe sequestrate dai carabinieri nell’abitazione di Paolo Enrico Pinna, il 19enne di Nule – cugino dell’imputato Alberto Cubeddu – già condannato in appello a 20 anni per i due omicidi.

“In particolare, su una felpa c’erano diverse tracce ematiche corrispondenti a due profili maschili e a uno femminile – ha detto – nell’altra felpa c’era invece una macchia di sangue che corrispondeva al profilo di Pinna. Nessuno dei profili rinvenuti corrispondeva al profilo di Stefano Masala”. Il maggiore Giampietro Lampis, all’epoca dei fatti comandante della compagnia di Bono, ha ricordato mesi di ricerche di Stefano Masala, sparito il 7 maggio 2015 e mai rientrato a casa: “Abbiamo battuto per mesi le campagne di Nule, Benetutti, Ozieri e Pattada, con l’ausilio delle Unità Cinofile di Firenze e Bologna e con il Nucleo subacqueo di Cagliari. Abbiamo perlustrato tutti i bacini della zona. In particolare i cani molecolari ci hanno segnalato una falda acquifera che i vigili hanno prosciugato ma con esito negativo. Nessuna traccia di Stefano Masala è stata mai rinvenuta”.

Tra i testi anche Giovanni Pinna, pastore e amico della famiglia Pinna che la mattina dell’omicidio di Gianluca Monni, ha chiamato Paolo Enrico Pinna che però non gli ha risposto: “Doveva aiutarmi a mettere in vendita online una mia macchina, ma quando l’ho chiamato quella mattina non mi ha risposto. Mi ha richiamato lui in tarda mattinata o nel primo pomeriggio e mi ha detto che non dovevo permettermi di chiamarlo perché lui stava dormendo”. Il processo proseguirà domani mattina.

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