Presunta corruzione, indagati Ugo Cappellacci e Alessandra Zedda (Fi)

Ruota su presunte pressioni che coinvolgerebbero anche Ugo Cappellacci, il coordinatore regionale di Forza Italia appena eletto alla Camera, l’inchiesta della Procura di Cagliari su una presunta corruzione – ma vengono ipotizzati anche il peculato e la truffa – nata da un fascicolo per bancarotta aperto dai sostituti procuratori Emanuele Secci e Diana Lecca. In queste ore alcuni dei nove indagati, tra i quali oltre a Cappellacci spicca anche la consigliera regionale sempre di Fi, Alessandra Zedda, stanno ricevendo le notifiche di proroga di indagine chieste già a novembre dai due magistrati inquirenti.

L’ex governatore sardo è iscritto nel registro degli indagati nella sua qualità di commercialista – come anticipato dall’Unione Sarda – insieme con i colleghi di studio Antonio Graziano Tilocca e Piero Sanna Randaccio. Nessun atto dalla Procura sarebbe comunque ancora arrivato a Cappellacci, ha fatto sapere all’ANSA il suo difensore Guido Manca Bitti.

L’indagine dei pm Secci e Lecca, entrambi del pool dei reati finanziari, ruota su un finanziamento pubblico da 750 mila euro destinato alla Fm Fabbricazioni metalliche – sul cui fallimento stava già indagando la magistratura cagliaritana – concesso secondo l’ipotesi degli inquirenti attraverso pressioni politiche. Un’operazione che – sempre secondo la tesi al vaglio degli investigatori – risalirebbe al 2013 e avrebbe anche fatto maturare una tangente da 80mila euro a Cappellacci per il proprio intervento e la sua influenza politica sulla Regione.

La lente della Procura, inoltre, si sta concentrando sull’attività della società d’investimenti Zernike Meta Venture capital spa, molto attiva nell’isola, vincitrice di un bando Por all’epoca dell’amministrazione regionale guidata proprio da Cappellacci per la gestione di 17 milioni destinati a imprese innovative. L’inchiesta della Procura, nata dall’indagine su un fallimento societario, ha poi svoltato sulle modalità di erogazione del finanziamento da 750mila euro: i magistrati ipotizzano che l’azienda non avesse i requisiti e lo abbia ottenuto solo grazie alla pressione di chi all’epoca governava la Regione.

“Sono tornati, puntuali come un orologio. Leggo di una vicenda giudiziaria che forse dovrebbe essere meglio definita come un’infamia colossale, perché il termine bufala non basta a descriverla. Nomi, numeri, vicende che non conosco né ho mai conosciuto. Mi si dice che avrei fatto pressioni su assessori e funzionari: totalmente falso. Mi si dice che avrei ottenuto in cambio un tornaconto economico con complesse articolazioni societarie: totalmente falso”. Cappellacci si difende e sulla sua pagina Facebook respinge le accuse della Procura di Cagliari. “Tutto totalmente privo di fondamento, in radice. La tangente di cui avrei beneficiato – sostiene Cappellacci – non esiste e non è mai esistita. Le persone che avrebbero messo in piedi questi artifici non le conosco e ne le ho mai conosciute. Sono estraneo a tutte le vicende descritte”.

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