Povertà nell’Isola, la Caritas: “Nel 2016 sono aumentate le richieste d’aiuto”

La povertà rimane stabile in Sardegna, ma con una tendenza all’aumento per il 2016. A fronte di una povertà relativa delle famiglie che si attesta sul 14,9% del 2015, rispetto al 15,1% del 2014 e di 107.400 famiglie sarde che si trovavano in condizioni di povertà (dati Istat), la Caritas registra un aumento delle persone che richiedono aiuto o un sostegno economico.

L’anno scorso 7.867 persone si sono rivolte ai 50 centri di ascolto dislocati in 32 Comuni sardi, ma nel 2016 la Caritas ha stimato che questo numero potrebbe incrementare sino ad arrivare a 9-10 mila. I dati sono stati presentati oggi a Cagliari nel report su povertà ed esclusione sociale dall’osservazione delle Caritas della Sardegna che sollecitano “un approccio multidimensionale del fenomeno, la valutazione dell’efficacia degli interventi e l’implementazione dell’osservatorio regionale sulle povertà”.

Nei centri d’ascolto dell’istituzione ecclesiastica si sono rivolti in massima parte cittadini italiani (70,4%) maschi (le donne sono state 3.918 cioè il 49,8%) di età compresa tra i 45 ed i 49 anni, mentre l’età media è di 47,4 anni (i quarantenni coprono un quarto del totale con il 26,1%).

Tanti anche i cinquantenni: oltre mille persone. Si tratta di persone fragili che vivono in famiglie con disagio, ma aumenta anche la quota dei single (29,6% rispetto al 28,2% del 2014) e dei separati o divorziati (da 11,8% del 2014 a 12,3% del 2015). A rivolgersi alla Caritas è soprattutto chi vive con i propri familiari, che ha un’istruzione medio-bassa (il 51,2% ha dichiarato di avere conseguito la licenza media inferiore).

La maggior parte dei 7.800 soggetti “ascoltati” si trova in condizione di disoccupazione (63,5%), ma la fatica a far fronte ai bisogni quotidiani si rileva anche laddove esiste un reddito, come nel caso dei pensionati (10,4%) e dei precari (11,5%). I sardi in difficoltà chiedono soprattutto il pagamento delle bollette, la possibilità di avvalersi di un servizio mensa, del vestiario, dei sussidi economici o di consulenza legale. Capita anche sempre più spesso che ci siano richieste per farmaci “a causa dell’eccessivo costi dei medicinali”.

Sono invece 2.094 i cittadini stranieri, soprattutto provenienti dalla Romania (22,2%), dal Marocco (17,6%) e dal Marocco (13,6%), ma aumenta anche la quota di persone che arrivano dal Gambia e dal Mali (poco oltre il 4%): i bisogni registrati riguardano problemi economici (24,5%) occupazione (22,5%) o legati all’immigrazione come burocrazia o riconoscimento dello status giuridico (19,4%).

Dal report Caritas si ricostruisce anche sui spaccato sui giovani che in Sardegna non studiano, non si formano e non lavorano, i cosiddetti Neet. Hanno alle spalle una “frammentarietà e fragilità” costellate di occupazioni precari, sottopagate ed estremamente eterogenei. Questo “incide sulla vita affettiva e relazionale, con l’impossibilità di costruire un futuro o progetti di vita a lungo termine”. La fascia d’età è compresa tra i 15 e i 34 anni. Sotto la lente 952 giovani. “Si tratta di persone – è scritto – che hanno una scarsa propensione ad attività sociali, politiche, sindacali o culturali e ritengono che la propria situazione debba essere ascritta alla propria responsabilità o a fattori esterni. Tutti, però, vorrebbero maggiori opportunità e un sistema di orientamento più efficace sia nel percorso di studi che in quello lavorativo”.

LEGGI ANCHE: Il report Caritas sulla povertà in Sardegna, Pigliaru: “Regione attenta ai problemi”

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