Porto Torres, Sentieri: mortalità femminile per tumori oltre la media

Tra Porto Torres e Sassari, nell’area industriale della Sardegna del nord ovest, le donne muoiono per tumori all’apparato respiratorio molto più che nel resto dell’Isola. Una mortalità che arriva a circa la metà – più 49 per cento – rispetto alla media regionale sarda: è uno dei dati più preoccupanti che emerge dall’aggiornamento dello Studio SENTIERI– Studio Epidemiologico Nazionale dei Territori e degli insediamenti Esposti a Rischio da Inquinamento, dell’Istituto Superiore di Sanità, che ha riguardato anche il Sin, Sito di interesse nazionale per le bonifiche, di Porto Torres-Sassari.
L’indagine, su una popolazione di 141.793 abitanti secondo il censimento 2011, ha riguardato il periodo 2003-2010, escluso il 2004/05 poiché sprovvisto di dati Istat: “Il quadro che ne emerge conferma quanto denunciamo da tempo”, sostengono i rappresentanti delle Sezioni sarde di Isde Medici per l’Ambiente, Aiea – Associazione Italiana Esposti Amianto e Medicina Democratica. “In soli sei anni si è registrato un aumento del 6% di mortalità in generale e per tutte la cause, rispetto alla media regionale, con eccessi di mortalità per tutti i tumori in entrambi i sessi, ma anche con una maggiore incidenza per tutte le patologie connesse alle condizioni ambientali”.

Le donne più vulnerabili. Cosa sta accadendo in questo territorio e perchè per alcune patologie ad essere colpite sono maggiormente le donne? “La maggiore vulnerabilità delle donne, per esempio per il tumore polmonare, ma in particolare per l’adenocarcinoma, anche in soggetti non fumatori, è dovuta a condizioni ambientali, che trovano nell’assetto ormonale dell’organismo femminile una maggiore fragilità rispetto ai contaminanti presenti da tempo nell’ambiente”, ha spiegato il dottor Vincenzo Migaleddu, presidente dell’Associazione Isde Medici per l’Ambiente Sardegna. I dati ufficiali sulla presenza di inquinanti si trovano nella Relazione sulle bonifiche dei siti contaminati in Italia del 2012 della “Commissione Parlamentare di inchiesta sulle attività illecite connesse al ciclo dei rifiuti” e nella Conferenza dei Servizi Istruttoria del 2013.
La presenza di attività chimiche, petrolchimiche, di raffineria, centrali termoelettriche a olio combustibile e carbone, area portuale e discariche ha prodotto infatti una diffusa contaminazione delle acque di falda, con presenza di metalli, solventi e idrocarburi che superano di gran lunga ogni limite di legge, come il benzene fino a 150mila volte la soglia consentita; il Vcm, cloruro di vinile, fino a 500mila e il dicloroetano fino a 28 milioni di volte.

Le richieste. “Chiediamo alla Regione- sottolinea Vincenzo Migaleddu- l’attuazione immediata degli interventi di bonifica da tempo previsti, ma ancora inattuati e risposte celeri sulla delibera datata 29 dicembre 2014 sullo stanziamento di ingenti fondi per le bonifiche; l’attivazione dei protocolli di sorveglianza sanitaria in favore dei cittadini sardi, esposti a sostanze tossiche, a metalli pesanti ed amianto nei due SIN Sassari- Portotorres e Sulcis Iglesiente –Guspinese e negli altri siti a forte impatto ambientale. Chiediamo altresì l’istituzione di un Comitato di Garanzia, costituito da personalità di alto profilo e competenza per affrontare con strumenti adeguati quella che si configura come una vera e propria emergenza sanitaria e ambientale”.

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