Porto Torres, “darsena dei veleni”. Parlano le vedove degli operai

Giornata importante per la controversa vicenda giudiziaria della “darsena dei veleni” di Porto Torres. Era prevista per oggi l’eventuale richiesta di rinvio a giudizio degli otto indagati, dirigenti di Syndial e Polimeri Europa. Sopo la deposizione degli esperti il pm Paolo Piras avrebbe dovuto decidere se procedere o rinunciare all’azione penale e andare verso la richiesta di archiviazione.

Ma è stato tutto rinviato a luglio, non è infatti bastata l’udienza fiume di oggi, durata diverse ore, per valutare attentamente documenti e posizioni. L’accusa, per tutti, è di disastro ambientale. 

 

Processo Eni_Sassari 3

Fuori del tribunale si sono incontrati vari esponenti del mondo indipendentista sardo, rappresentati del Movimento 5 Stelle, cittadini, medici per l’ambiente, movimenti, gruppi ambientalisti, come il WWF e il No-Chimica Verde. È stato allestito un sit-in pacifico per richiamare l’attenzione dei media e della popolazione sui terreni da bonificare nelle aree di Porto Torres. Secondo i dati dell’Arpas, nel tratto di mare, davanti al petrolchimico i valori di benzene sforano migliaia di volte quelli stabiliti dalla legge. 

Le testimonianze. Tra la gente a manifestare anche alcuni parenti delle vittime di operai che negli anni Sessanta, in particolare per una quindicina d’anni, sono stati a contatto ogni giorno con sostanze pericolose senza alcuna protezione. “Era il ’66 quando mio marito ha iniziato a lavorare per la Sir di Rovelli – dice la signora Rita Tilocca, vedova di Natalino Deriu morto a 64 anni, durante la pensione, dopo quattro interventi per dei tumori primitivi, uno indipendente dall’altro. Era un operaio specializzato, un caldaista, e andava dentro le caldaie dove era polimerizzato il cloruro di vinile monomero in pvc. “Poi le fabbriche hanno cambiato nome cinque o sei volte. Ma mio marito era sempre lì – continua la sigora Rita che, ci dice, vuole che la memoria resti alta. “Io lavavo i suoi vestiti da lavoro a casa. Facevo un lavaggio a 90° solo per lui. Ma quell’odore restava. Perfino dopo la doccia, lui manteneva quell’odore fortissimo addosso. E se lo portava a letto.”

Processo Eni_Sassari“Sono stata la prima a denunciare e ad ottenere l’invalidità al 100% nel 2006 e il riconoscimento della malattia professionale nel 2007. Sono andata alla Rai, alla Radio, nell’Università di Sassari, perfino a Porto Marghera… Il mio caso è stato preso d’esempio per abbattere il muro di omertà che gravava su quegli impianti.”

“Pensi che mi aveva anche contattato il programma di Giancarlo Magalli, Piazza Italia, per andare lì. Il giorno prima di partire, ricordo che il biglietto era già pronto, mi hanno detto che non si faceva più nulla, perché non erano riusciti a contattare gli avvocati dell’Eni. Io ho risposto loro che non andavo lì per parlare con quegli avvocati, ma per raccontare una storia triste. Una testimonianza personale di ciò che l’Eni ha fatto per più di quarant’anni in Sardegna. Ed ancora oggi continua a fare”.

“Sono tutti morti di cancro i suoi colleghi” – dice Maria Antonietta Sardu, con una storia simile. “Sono rimasti in pochi e quelli che sono rimasti ne pagano seriamente le conseguenze”. Moglie di Davide Solinas, morto dopo un anno di malattia e un’operazione al pancreas, nel 2007. “Siamo qui per loro”, dicono.

Intanto domani, 28 maggio 2013 alle ore 17, è prevista una seduta del Consiglio comunale di Sassari per discutere della mozione presentata da alcuni consiglieri sul “Programma di riconversione industriale del polo petrolchimico di Porto Torres in un polo per la chimica verde. Impegno ad ottenere garanzie sull’assenza di fattori di rischio per l’ambiente e la salute dei cittadini e sull’avvio preventivo dei lavori di bonifica”. L’invito è aperto a tutti.

 

I dirigenti. Nel registro degli indagati ci sono il rappresentante legale di Syndial Spa, Alberto Chiarini, il responsabile gestione siti da bonificare Francesco Papate, il responsabile Taf Management Processo Eni_Sasssari 2

(Taf è l’impianto per trattamento acque di falda) Oscar Cappellazzo, il responsabile area operativa Taf Gian Antonio Saggese, il responsabile salute ambiente sicurezza del Taf Francesco Leone, il rappresentante legale di Polimeri Europa Daniele Ferrari, il direttore di stabilimento Paolo Zuccarini e il responsabile della sezione Hse (Salute, sicurezza, ambiente) Daniele Rancati. Sono accusati di aver cagionato un disastro ambientale e non aver adottato cautele per evitare che sostanze inquinanti venissero sversate in mare. I periti del gip che dovranno relazionare sull’ambiente sono Lino Colombo, ordinario di Chimica Organica nell’Università di Pavia, Mauro Sanna, chimico industriale, Rino Felici, funzionario prevenzione ambiente, Nazzareno Santilli, ingegnere chimico dell’Ispra di Roma e il geologo Bruno Grego.

Davide Fara

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