Governo Merkel rivela: “Nei poligoni sardi i danni dei tedeschi li paga l’Italia”

Circa un mese fa Die Linke, il partito della sinistra tedesca, ha presentato un’interrogazione al governo guidato da Angela Merkel sull’incendio che il 4 settembre scorso ha mandato in fumo 26 ettari di macchia mediterranea a Capo Frasca. “Un fatto inconcepibile”, l’aveva definito il presidente della Regione Francesco Pigliaru, chiedendo la chiusura del poligono. Pochi giorni dopo, una grande manifestazione popolare aveva radunato di fronte all’ingresso della base migliaia di persone.

Il documento firmato tra gli altri dal segretario di Die Linke Gregor Gysi e dalla parlamentare Inge Höger, è articolato in 14 precise domande che sono state formulate a partire dall’esame di notizie di stampa provenienti da testate sarde. Si tratta esclusivamente di testate on line: Sardinia Post (di cui vengono citati due servizi),   Cagliaripad (di cui viene citato un video), Videolina.it e il sito de la Nuova Sardegna.

Nell’interrogazione si chiede conto non solo del rogo ma pure dei problemi di salute riscontrati nelle zone sottoposte a servitù militare, da Quirra fino a Teulada e, appunto, Capo Frasca. Inoltre, la sinistra domandava qual è il tipo di armi utilizzato dall’esercito tedesco. Ora sono arrivate le risposte. E sono abbastanza interessanti, a partire dal fatto che il 4 settembre nel poligono c’erano esclusivamente caccia tedeschi. Quindi, la responsabilità dell’incendio è chiara. Ma c’è dell’altro.

Quando ad esempio i rappresentanti di Die Linke chiedono al governo quali provvedimenti siano stati presi “per la rimozione dei residui bellici e di quelli inesplosi dopo l’esercitazione”, la risposta è molto semplice: nessuno. E si spiega anche il motivo: tutto deriva dagli accordi tecnici tra il ministero della Difesa italiano e quello tedesco per l’uso del poligono di Capo Frasca, in base ai quali gestione, funzionamento e manutenzione, servizi di supporto, logistica e responsabilità della sicurezza sono in capo all’Aeronautica italiana. “Questo – svela il governo tedesco – comprende anche la bonifica dei terreni dalle munizioni”. Quindi, quando le forze Nato utilizzano i poligoni, gli eventuali effetti collaterali come decine di ettari di vegetazione in fumo, sono compresi nei ‘diritti di utilizzo’.

La conferma ulteriore arriva da una seconda risposta, in merito ad eventuali “risarcimenti” proposti dal governo tedesco “per indennizzare la Sardegna e il popolo sardo – scrivono i parlamentari di Die Link nell’interrogazione – per i danni subiti al proprio territorio e ai propri beni culturali”. La posizione del governo tedesco è semplice: non sono previsti indennizzi, anche perché “non esistono richieste in tal senso”. E non sembra che questo punto rappresenti per la Germania una priorità.

Nessuna posizione sull’eventuale chiusura dei poligoni – in capo al governo italiano – e nemmeno sui problemi di salute riscontrati in prossimità delle servitù militari, se non una precisazione: “Su questo tema, le informazioni in nostro possesso non vanno al di là di ciò che si apprende dai media”. E in ogni caso, le forze armate tedesche “non hanno mai usato uranio impoverito”. 

Infine, sul tipo di armi usato durante le esercitazioni, con particolare riferimento all’uso di sostanze tossiche, il governo precisa che si tratta di munizionamento conforme agli accordi internazionali. Nello specifico, per quanto riguarda l’esercitazione del 4 settembre scorso a Capo Frasca, sono stati impiegati proiettili uguali a quelli utilizzati dalle forze militari italiane, a basso rischio di incendio. Meno male.

Pablo Sole

sole@sardiniapost.it

 

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