“Un party in discoteca coi soldi dei fondi ai gruppi”

La festa, al Bounty di Cagliari, sarebbe stata organizzata nel 2005 dal gruppo dell’Udeur: ne ha parlato oggi in udienza il pm Marco Cocco.

C’è anche una festa in discoteca, al Bounty di Cagliari, tra le spese sospette del Consiglio regionale, quelle che nel 2009, con la prima inchiesta sui fondi ai gruppi, hanno fatto finire sul registro degli indagati 20 consiglieri regionali, saliti a 85 con l’indagine bis aperta nel 2012 sempre dal pm Marco Cocco. L’accusa è per tutti di peculato. Il party, celebrato nel 2005, è venuto fuori oggi nel processo in corso davanti alla prima sezione penale del Tribunale di Cagliari, un’udienza dalla quale è emerso pure l’acquisto di un’Audi A3 da parte dell’ex sardista Beniamino Scarpa, attuale sindaco di Porto Torres.

A organizzare la festa pagata coi soldi pubblici sarebbe stato il gruppo consiliare dell’Udeur, ovvero il partito di Clemente Mastella che in quella legislatura, la XII, aveva eletto Carmelo Cachìa, Giuseppe Giorico e Sergio Marracini. Dell’happening nella discoteca cagliaritana di via Galvani, gettonatissima soprattutto negli anni Novanta, ne ha parlato il pubblico ministero durante il contro esame di Ornella Piredda, l’ex dipendente del Consiglio regionale che nel 2008 aveva presentato un esposto da cui sono partite le indagini sul presunto peculato nella massima assemblea sarda. La Piredda, oggi in pensione per un’invalidità, aveva lavorato sia nel gruppo “Insieme per la Sardegna” che in quello Misto, e di entrambi facevano parte gli onorevoli dell’Udeur.

A domanda precisa del pm sul fatto che tra le spese dell’Udeur ci fosse anche la festa in discoteca, l’ex impiegata ha risposto: “Non ricordo bene, ma può essere”. La fattura del party è comunque agli atti della Procura, recuperata dalla Polizia giudiziaria tra le carte sequestrate all’Udeur.

Nell’udienza di oggi si è definitivamente chiarita la strategia accusatoria contro i consiglieri regionali (o ex) rinviati a giudizio: dovranno essere loro a dimostrare di non aver commesso il peculato, producendo le pezze giustificative sul corretto utilizzo delle somme contestate dalla Procura. Questo perché quasi tutti i onorevoli sotto processo avevano un conto bancario “promiscuo”. Cioè, un conto personale dove venivano anche accreditati i soldi dei fondi ai gruppi. Di qui l’impossibilità, per la Polizia giudiziaria, di ricostruire i movimenti dei denari pubblici. Così ha spiegato in Tribunale Mariano Natale, il luogotenente dei carabinieri sentito come teste dell’accusa una settimana fa e oggi di nuovo in aula per il contro esame.

Il militare-investigatore ha poi certificato la posizione sospetta di Angelo Sanna, funzionario di lungo corso nel gruppo Misto, sul cui conto sono stati trovati 400mila euro di dubbia origine: “Duecentomila – ha detto il luogotenente – sono bonifici presumibilmente ricevuti per gli stipendi, ma non si capisce la ragione degli altri 200mila euro accreditati sul conto di Sanna attraverso assegni”.

La Piredda ha risposto pure alle domande dell’avvocato Massimiliano Ravenna che difende Marracini. Per il legale, non è vero che il suo assistito ha pagato coi soldi dei fondi ai gruppi il soggiorno all’hotel Rubens di Milano, un pernottamento in camera doppia fatto a cavallo del Capodanno 2004-2005 e contestato dal pm nell’udienza della scorsa settimana. L’avvocato ha parlato di un errore nella rendicontazione, un errore che la Piredda non ha escluso.

Il processo, sempre davanti al giudice Mauro Grandesso, riprende il 20 giugno alle 9,30, con una nuova udienza nella quale saranno sentiti i sette testimoni citati dall’ex europarlamentare Giommaria Uggias, attuale segretario dell’Idv Sardegna. Uggias, eletto sempre nella XII legislatura, è stato rinviato a giudizio con la prima inchiesta, ma ha ricevuto un avviso di garanzia anche per la seconda. Lo difende l’avvocato olbiese Guido Datome.

Alessandra Carta

(@alessacart on Twitter)

 

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