Due nuovi parchi naturali. Ma quello del Gennargentu?

Deliberata l’istituzione di due nuovi parchi regionali (Gutturu Mannu e Tepilora). Ma intanto quello nazionale del Gennargentu continua a stare nel limbo

La Sardegna avrà due nuovi parchi naturali: quello di Gutturu Mannu (nei territori di Assemini, Capoterra e Uta) e quello di Tepilora (nel territorio comunale di Bitti). Due nuove oasi, ma anche due opportunità di sviluppo, che si aggiungeranno ai due soli parchi regionali istituiti fino a ora, quando sono ormai passati 25 anni (era il 1989 quando fu approvata) dalla legge quadro regionale sulle aree naturali protette: quelli di Molentargius-Saline a Cagliari e quello di Porto Conte ad Alghero.

Opportunità di sviluppo perché – come sottolinea il Gruppo d’intervento giuridico in una nota – i 23 parchi nazionali istituiti in tutt’Italia e le 870 aree protette generano un fatturato annuo stimato in 9 miliardi di euro, danno 86mila posti di lavoro (precisamente: (4 mila diretti, 17 mila per servizi, 65 mila per turismo, agricoltura, artigianato, commercio), con 2.450 centri visita, strutture culturali e circa 34 milioni di visitatori ogni anno.

I due nuovi parchi regionali sardi sono previsti in altrettante leggi istitutive che pochi giorni fa sono state deliberate dalla giunta regionale. “Un timido segnale positivo – commenta il Grig – per una svolta nella politica di tutela del territorio accompagnata da una equilibrata crescita economico-sociale”.

Il fatto è che la Sardegna ha un grosso conto in sospeso con i parchi. E una grossa occasione fino a ora perduta. Si tratta del Parco Nazionale del Gennargentu-Golfo di Orosei. Quando, poco prima dell’estate del 2010, fu nuovamente incluso nella lista ufficiale delle aree protette si scatenò una serie di reazioni politiche e l’allora governatore Ugo Cappellacci annunciò che il provvedimento sarebbe stato impugnato. Protestarono anche il deputato, allora del Pdl, Mauro Pili e il presidente della Provincia di Nuoro Roberto Deriu. Il tema era la violazione delle prerogative dei sardi e delle popolazioni locali.

“Polemiche pretestuose e demagogiche. Nulla di più. Aria fritta”, commenta il Grig. Infatti la legge Finanziaria del 2006 aveva stabilito che “la concreta applicazione delle misure disposte ai sensi del decreto del Presidente della Repubblica 30 marzo 1998 (il provvedimento istitutivo del Parco del Gennargentu), doveva avvenire “previa intesa tra lo Stato e la regione Sardegna”. Un’ intesa che avrebbe anche dovuto determinare “la ripartizione, tra i comuni interessati, delle risorse finanziarie già stanziate sulla base dell’estensione delle aree soggette a vincolo”. Inoltre la norma stabiliva che i comuni ricadenti nell’area avrebbero potuto “aderire all’intesa e far parte dell’area parco attraverso apposita deliberazione dei propri consigli”.

Fatto sta che la linea del “no” – che il Gruppo di intervento giuridico definisce “ottusa e preconcetta” – ha prevalso e il Parco del Gennargentu vive in una sorta di “limbo giuridico”. La conseguenza è la perdita di una importante opportunità di sviluppo. Infatti, la sola presenza di 100 mila visitatori annui nele zone del parco, per una presenza media di tre giorni ciascuno, potrebbe determinare nell’area una ricaduta economica diffusa di 30 milioni di euro.

N.B.

 

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