Omicidio di Orune, Gianluca Monni ammazzato per vendicare un’offesa

È stato ucciso per vendicare un’offesa lo studente di Orune Gianluca Monni, freddato a colpi di fucile mentre attendeva il pullman per recarsi a scuola a Nuoro la mattina dell’8 maggio di un anno fa. Questo il movente che ha mosso Paolo Enrico Pinna, di Nule, minorenne all’epoca dei fatti. Secondo la ricostruzione della complicata vicenda da parte degli inquirenti Pinna era stato picchiato, umiliato e privato della sua pistola da parte di Monni e dei suoi amici durante una festa di paese la notte tra il 13 e il 14 dicembre 2014. In quella circostanza Pinna avrebbe infastidito la fidanzata dello studente di Orune, che ha reagito picchiando il minorenne. E quando Pinna ha puntato una pistola sullo studente, gli amici di Gianluca Monni lo hanno disarmato e pestato violentemente.

Ma il desiderio di vendetta sarebbe esploso in un secondo momento, a causa di una innocua poesia di un autore estemporaneo orunese. Lo ha riferito il colonnello Saverio Ceglie, a capo del comando provinciale dei carabinieri di Nuoro. Era il 20 aprile del 2015, 18 giorni prima dell’omicidio dello studente orunese di 19 anni, quando Paolo Enrico Pinna riceve in una chat di gruppo su WhatsApp il file audio della poesia. “Un messaggio da lui interpretato come un affronto – ha spiegato Ceglie – quella poesia suonava come uno sfottò nei suoi confronti. Ed è proprio in quel momento che in Pinna si accende il desiderio di vendetta nei confronti dello studente che alcuni mesi prima, insieme ai suoi amici, aveva osato pestarlo violentemente, irriderlo e disarmarlo”. Da lì iniziano i progetti per vendicarsi. “Il 28 aprile Pinna inizia a parlare con il cugino Alberto Cubeddu – ha ricostruito il colonnello dei carabinieri – a cui chiede di mettere a posto la moto portandola in officina. Moto che poi servirà la mattina dell’omicidio di Monni. Infatti quando Pinna e Cubeddu dopo il delitto rientrano a Ozieri e parcheggiano la Opel Corsa di Stefano Masala nel garage di Cubeddu, serve un mezzo che permetta a Pinna di rientrare nella sua casa di Nule. Ma lui questo lo aveva già pianificato: il mezzo è proprio la moto che Pinna aveva già fatto mettere a posto dal cugino”.

Stefano Masala invece è stato ucciso per utilizzare la sua auto e far ricadere su di lui le colpe dell’omicidio di Monni. La ricostruzione è stata fornita durante la conferenza stampa nel comando provinciale di Nuoro dai comandanti dei carabinieri di Nuoro e Sassari, Saverio Ceglie e Giovanni Adamo, e dai capi della Procura di Nuoro e della Procura dei minori di Sassari Andrea Garau e Elena Pitzorno. Il 29enne di Nule – descritto da tutti come un ragazzo buono e disponibile – sarebbe stato attirato in una trappola da Pinna per utilizzare la sua auto e poi liberarsi di lui. Un piano messo a punto, secondo gli inquirenti, la sera stessa della scomparsa di Masala, il 7 maggio 2015: in questa occasione Masala avrebbe incontrato il minorenne e la sera stessa sarebbe stato ucciso. “L’espediente utilizzato da Pinna per attirare Masala nella sua trappola – ha spiegato il colonnello Ceglie – è stato quello di proporsi come intermediario per farlo incontrare con una ragazza per la quale Masala provava simpatia”.

Oggi, all’alba, i carabinieri hanno effettuato tre arresti: Paolo Enrico Pinna, 19 anni di Nule, e Alberto Cubeddu, 21enne di Ozieri. Fra gli arrestati di oggi c’è anche Antonio Zappareddu, 25 anni di Pattada (Sassari), accusato solo di detenzione di armi. Un anno e 18 giorni, tanto ci è voluto per arrestare gli autori degli omicidi di Monni e Masala. Gli arrestati sarebbero stati incastrati dai dati incrociati tra tabulati e celle telefoniche. “Sembrava un omicidio risolto da subito, ma le chiacchiere sono altra cosa rispetto alle prove – ha spiegato Procuratore di Nuoro Andrea Garau – . E’ stato un lavoro di indagini senza precedenti in cui, in sinergia con la Procura dei minori di Sassari, con i Carabinieri di Nuoro e Sassari e con i Ros di Cagliari, abbiamo lavorato giorno e notte. Grazie ai Ros sono stati raccolti milioni di dati sul traffico telefonico, una ricerca fatta incrociando tabulati e celle telefoniche. Dati che ci hanno permesso di smontare gli alibi forniti dal minorenne e da suo cugino e di ricostruire la vicenda sull’incendio della Opel Corsa di Stefano Masala”.

Gli inquirenti in conferenza stampa hanno sottolineato più volte i silenzi con cui si sono dovuti scontrare durante le indagini. “Devo dire che gli orunesi non hanno avuto amor proprio e nemmeno per il proprio paese – ha spiegato il capo della procura di Nuoro – sin dai momenti successivi al primo omicidio e in tutti questi mesi ci siamo scontrati con l’omertà. Persino i ragazzi presenti sulla scena del delitto, che con Gian Luca aspettavano il pullman, hanno negato di essere stati lì. Così come hanno negato di essere presenti alla rissa del dicembre 2014 tante altre persone”. “In assenza di testimoni reali – ha ribadito il capo della Procura dei minori di Sassari Elena Pitzorno – è stato difficilissimo indagare. L’omertà è stata paurosa, nessuno ha voluto dire niente. Per questo motivo le indagini si sono protratte più a lungo del previsto”.

Il capo della Procura dei minori di Sassari ha tratteggiato anche la personalità di Pinna: “Una personalità molto forte, con atteggiamenti ruvidi soprattutto nei confronti della madre e con fare spavaldo all’interno dei bar, un carattere come si dice da queste parti da vero ‘balente‘”. ‘Balente’, secondo l’antico codice barbaricino, è colui che reagisce agli abusi facendosi rispettare. Nell’accezione negativa è colui che ripara all’offesa subita con la vendetta. “L’atteggiamento disinvolto e sicuro del giovane – ha spiegato il magistrato – si è manifestato in occasione della festa Cortes Apertas a Orune, dove in una sala da ballo si è spinto sino a molestare la fidanzata di Gian Luca Monni”.

Non è coinvolto negli omicidi invece il 25enne di Pattada. Zappareddu entra solo incidentalmente nelle indagini, in seguito a una intercettazione ambientale. Il giovane di Pattada parla con uno degli indagati cui riferisce di essere in possesso di fucili e pistole. I militari decidono quindi di perquisire la sua abitazione: le armi vengono trovate, si tratta di un fucile e di una pistola, ma le indagini hanno stabilito che non sono quelle usate per l’omicidio di Monni. Per Zappareddu è comunque scattato l’arresto con l’accusa di porto e detenzione di armi.

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