Omicidio di Manuel, il ‘branco’ voleva uccidere ancora: spunta il 6° ragazzo

Il ritrovamento del cadavere di Manuel Careddu non chiude l’inchiesta sull’omicidio del 18enne di Macomer, un brutale assassino che si è concluso col corpo fatto a pezzi. Dalle intercettazioni contenute nell’ordinanza di fermo dei cinque giovani accusati per il delitto – tre ventenni e due 17enni, tra cui una ragazza, qui i nomi – emerge che qualcun altro sapeva dell’assassinio. Un sesto uomo su cui gli inquirenti stanno concentrando le indagini e che sarebbe già stato identificato. Anche lui è stato intercettato. La sua voce non compare nella notte dell’11 settembre, nelle tre ore in cui si compie l’omicidio: spunta invece il giorno dopo, sempre in macchina, mentre parla con Christian Fodde, uno dei 20enni arrestati, quello che ha fatto ritrovare il cadavere di Manuel accompagnando gli inquirenti in quella buca dove ieri è stato svelato l’orrore.

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Il dialogo prosegue quando i due si recano presumibilmente nel terreno in cui verrà seppellito Manuel. Il sesto uomo dice: “Non ho ancora realizzato”. Più che una sua partecipazione diretta all’omicidio, la frase farebbe pensare al fatto che gli amici, la sera prima al bar, gli abbiamo raccontato tutto. Fodde risponde: “Non è un gioco… quello di ammazzare va bene… è il dopo”. Il ‘branco’ era pronto anche ad ammazzare ancora: Fodde e la 17enne vengono captati mentre parlano di un loro amico “che sa”. “Lo uccidiamo?”, chiede la ragazza. Lui risponde: “Mi devo sporcare per un essere… arrivederci…”. Il 17enne di origini romene, sospettato in un primo tempo di essere stato lui ad uccidere Manuel con un piccone, avrebbe invece assistito alla scena.

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Proseguono intanto le analisi sul cadavere del giovane: per il riconoscimento ufficiale servirà l’esame del Dna. Le condizioni del corpo, infatti, rimasto sepolto per cinque settimane in una fossa profonda circa 30 centimetri, sono tali che anche l’autopsia, fissata per sabato 20 ottobre, non potrà dare risposte certe. Nessun indumento è stato trovato vicino al cadavere, né documenti. Gli autori del delitto si sarebbero accaniti sul corpo del 18enne di Macomer: sfondato il cranio con pala e piccozza lo avrebbero poi fatto a pezzi con una motosega prima di seppellirlo.

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