Omicidio Manuel, 6° giovane in cella: l’accusa è soppressione di cadavere

C’è un sesto arresto per l’omicidio di Manuel Careddu, il 18enne di Macomer ucciso l’11 settembre scorso: in carcere è finito il 19enne Nicola Caboni, anche lui di Ghilarza. Il ragazzo, secondo gli inquirenti, avrebbe aiutato almeno uno dei presunti assassini materiali – ma ancora non si conoscono ufficialmente i ruoli – a occultare il corpo di Manuel nelle campagne di Ghilarza. Al termine di un lungo interrogatorio nella caserma dei carabinieri, Caboni è stato sottoposto a fermo di polizia giudiziaria per soppressione di cadavere. Questa mattina sono stati i carabinieri ad andare a prenderlo nella sua casa per essere sentito in Porcura. È difeso dagli avvocati Irene Gana e Marcello Sequi.

Il nome di Caboni, che davanti al procuratore si è avvalso della facoltà di non rispondere, compariva già nelle intercettazioni contenute nell’ordinanza di fermo dei cinque giovanissimi. Ovvero i ventenni di Ghilarza Christian Fodde, Matteo Satta e Riccardo Carta, arrestati l’11 ottobre insieme a due minorenni (un altro ragazzo di Ghilarza e una giovane originaria di Macomer e residente ad Abbasanta). I cinque sono finiti in carcere con l’accusa di omicidio premeditato e occultamento di cadavere. L’ordinanza era stata firmata dal procuratore di Oristano, Domenico Ezio Basso, e dal pm Andrea Chelo.

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Il fermo di Nicola Caboni è maturato in questi ultimi giorni, durante il lavoro minuzioso dei carabinieri della Compagnia di Oristano per ‘cristallizzare’ la posizione degli indagati, attribuendo un ruolo a ciascuno dei cinque giovani del branco arrestati. Un’attività investigativa che non ha tralasciato il coinvolgimento di presunti complici, come emerso chiaramente dalle intercettazioni che hanno inchiodato la banda. Ed è appunto il caso di Caboni. Identificato dagli uomini del tenente colonnello David Egidi, il giovane è stato messo alle strette sino al fermo di questo sera con l’accusa di soppressione di cadavere.

Secondo la ricostruzione della Procura, Caboni era a bordo della Fiat Punto di Christian Fodde, uno dei presunti assassini, la mattina dell’omicidio, il 12 settembre scorso intorno a mezzogiorno e mezza. Per gli inquirenti sarebbe del 19enne arrestato oggi la voce intercettata dalla microspia piazzata sull’auto di Fodde, a sua volta considerato il presunto autore materiale del brutale delitto.. Ma non sarebbe l’unico. Caboni e Fodde potrebbero essersi diretti insieme nel terreno dove presumibilmente venne poi sepolto il corpo di Manuel.

“Io non ho ancora realizzato eh…” dice Caboni a Fodde, ricevendo come riposta dall’amico: “Io circa, non cioè non lo so… non è un gioco… quello di ammazzare va bene… è il dopo”. A bordo dell’utilitaria i due avrebbero parlato di quanto accaduto la notte precedente. “Il reato è quello lì non è che… non è che lo faccio (incomprensibile) in macchina”, prosegue l’intercettazione addebitata a Fodde, mentre Caboni risponde: “Adesso quelli sì sì, molto probabile che ti fottano…”.

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