Omicidi Orune e Nule, superteste conferma le accuse a Cubeddu

“Ho visto Cubeddu bruciare un’auto nelle campagne di Pattada, il tetto era quello di una utilitaria. Nel buio ho visto le fiamme e il fumo. Solo tre o quattro giorni dopo ho appreso dai giornali che quella era l’auto di Stefano Masala”. Lo ha confermato in Corte d’assise a Nuoro, Alessandro Taras, il superteste del processo a carico di Alberto Cubeddu, il 22enne di Ozieri accusato degli omicidi di Gianluca Monni e Stefano Masala, avvenuti tra il 7 e l’8 maggio 2015. Una conferma che arriva dopo l’incidente probatorio del giugno 2016 in cui Taras, nonostante le minacce di morte subite la notte prima, aveva ‘cristallizzato’ le accuse nei confronti di Cubeddu. Oggi il 42enne di Ozieri, al quale inizialmente era stato contestato il danneggiamento dell’auto e il favoreggiamento nei confronti di Cubeddu, reati da cui è uscito con l’assoluzione e l’archiviazione, è stato chiamato in aula dalla difesa dell’imputato.

“Quando ho scoperto che la macchina bruciata da Cubeddu davanti a me la sera dell’8 maggio 2015 era quella di Stefano Masala ero terrorizzato”, ha raccontato il teste assistito dal suo avvocato Sergio Milia. Ha poi ammesso, ancora una volta, di aver accompagnato l’imputato nelle campagne di Pattada per demolire l’auto: “Cubeddu mi aveva parlato di questioni di bollo e assicurazione – ha spiegato in aula – ma pensavo che quell’auto fosse sua, non sapevo che fosse stata usata per un crimine”. Secondo l’accusa, la mattina dell’8 maggio la Opel Corsa di Stefano Masala era stata utilizzata da Cubeddu e da suo cugino Paolo Enrico Pinna – già condannato in appello per i due delitti – per raggiungere Orune e uccidere Gianluca Monni davanti alla fermata del pullman che lo avrebbe dovuto portare a scuola. La sera prima quell’auto, sostiene sempre la Procura, era stata presa a Stefano Masala, sul quale i due intendevano fare ricadere la colpa dell’omicidio dello studente. Masala era sparito: per gli inquirenti ucciso la sera stessa da Cubeddu e il suo complice. Il corpo del giovane non è mai stato trovato. Scintille in aula tra difesa e parti civili sulla deposizione di Taras. “Si tratta di un teste minacciato”, hanno sottolineano gli avvocati delle parti civili. “Testimonianza confusa, piena di ‘non ricordo'”, hanno replicano i difensori di Cubebbu, Mattia Doneddu e Patrizio Rovelli.

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