Omicidi di Orune e Nule, il Pm chiede per Cubeddu ergastolo e isolamento

Ergastolo per Alberto Cubeddu con isolamento diurno per due anni. È questa la condanna richiesta stamattina dal pubblico ministero Andrea Vacca nel processo davanti alla Corte d’Assise di Nuoro a carico del 22enne di Ozieri, accusato degli omicidi di Gianluca Monni e Stefano Masala avvenuti tra il 7 e l’ 8 maggio 2015.

Vacca non ha dubbi: è stato Alberto Cubeddu (nella foto) a sparare quella mattina dell’8 maggio di tre anni fa contro il giovane di Orgosolo Gianluca Monni, ed è stato sempre Cubeddu, la notte prima, a far sparire il corpo di Stefano Masala da Nule insieme al cugino Paolo Enrico Pinna, già processato con rito abbreviato e condannato a vent’anni dal Tribunale per i Minorenni e in secondo grado dalla Corte d’Appello di Sassari.

Martedì e mercoledì la Corte d’Assise di Nuoro presieduta da Giorgio Cannas ha ospitato la lunga requisitoria del pm, a cui è seguita oggi la richiesta di condanna. Un lavoro lungo e complesso, quello degli inquirenti, con centinaia di chat e intercettazioni, dichiarazioni e soprattutto il racconto dei due super testimoni (la studentessa di Orune che ha riconosciuto Cubeddu che scendeva dall’auto e il 40enne di Ozieri, Alessandro Taras, presente quando è stata bruciato la macchina di Masala), secondo la pubblica accusa le prove schiaccianti della responsabilità dell’imputato.

Oggi dunque la richiesta di condanna con il massimo della pena: secondo il Pm furono i due cugini la sera del 7 maggio a chiedere a Stefano Masala di raggiungerli a bordo della Opel Corsa del padre; fu invece Pinna a eseguire materialmente quella notte l’omicidio di Masala, il cui corpo non è mai stato trovato. La mattina dell’8 maggio la Opel Corsa guidata da Pinna raggiunse la fermata dell’autobus dove gli studenti di Orgosolo aspettavano l’autobus per la scuola: da qui scese Alberto Cubeddu che sparò tre colpi di un fucile calibro 12 contro Gianluca Monni.

L’alibi fornito da Cubeddu per il Pm non regge: “La mattina dell’8 maggio, ha lasciato a casa a Ozieri il suo cellulare per andare a uccidere Gianluca Monni. Il suo telefono riprende a funzionare solo alle 8.53, quando chiama un allevatore di Orune nella cui azienda andrà poco più tardi. Lo studente è stato freddato tra le 7.05 e le 7.10 a Orune. Da lì a Ozieri ci si arriva in un’ora circa, quella telefonata è stata fatta una ora e tre quarti dopo, l’alibi non è credibile”.

Il movente del delitto? Per il pubblico ministero risalirebbe a un litigio accaduto alcuni mesi prima, in occasione di Cortes apertas in paese: Paolo Enrico Pinna avrebbe importunato la ragazza di Monni, il quale reagì insieme agli amici contro Pinna; poco dopo questo, come raccontato da diversi testimoni, si presentò nello stesso locale armato di una pistola, ma ancora Gianluca e i suoi amici gliela portarono via. Un’offesa che Pinna non accettò, premeditando insieme al cugino un piano di vendetta.

“La responsabilità di Alberto Cubeddu, oltre ogni ragionevole dubbio per i reati che gli sono contestati – ha scandito il magistrato in aula – è davanti a voi per due reati così gravi, su cui pesa anche l’occultamento del cadavere di uno dei due giovani uccisi: non si può che chiedere la massima pena”. Quando il Pm ha pronunciato le sue richieste Cubeddu non era presente: aveva infatti deciso di rientrare in carcere già intorno alle 11.

Il magistrato ha chiesto la condanna a 2 anni e 8 mesi anche per Francesco Pinna, zio di Paolo Enrico, accusato di induzione a rendere dichiarazioni mendaci: avrebbe minacciato indirettamente, attraverso il fratello, il  supertestimone Alessandro Taras (coinvolto nell’incendio dell’auto di Masala) per costringerlo a ritrattare in vista dell’incidente probatorio in cui avrebbe dovuto confermare – come poi ha fatto – le accuse nei confronti di Cubeddu.

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