Omicidi di Orune e Nule, Cubeddu rinviato a giudizio

Il Gup del tribunale di Nuoro ha rinviato a giudizio Alberto Cubeddu, il 21enne di Ozieri (Sassari) accusato degli omicidi dello studente 19enne di Orune (Nuoro) Gianluca Monni e di Stefano Masala, 28 anni di Nule (Sassari), il cui cadavere non è mai stato ritrovato. Nell’udienza di oggi, il giudice Claudio Cozzella ha fissato l’avvio del processo per il 3 luglio in Corte d’Assise a Nuoro. I due giovani furono uccisi tra il 7 e l’8 maggio 2015. Per il duplice omicidio è già stato condannato a 20 anni di carcere – il massimo della pena in un procedimento in abbreviato – il cugino di Cubeddu, Paolo Enrico Pinna, minorenne all’epoca dei fatti e per questo giudicato dal tribunale dei minori di Sassari.

Il Gup di Nuoro Claudio Cozzella ha definito la sorte processuale anche di altri tre imputati, tutti con posizioni marginali rispetto a quella di Cubeddu. Esce dal procedimento il supertestimone dell’accusa Alessandro Taras, 40 anni, allevatore di Ozieri (Sassari): il pm aveva chiesto il suo rinvio a giudizio per incendio doloso, ma il giudice ha derubricato il reato in danneggiamenti e lo ha assolto. Andrà a processo, invece, sempre il 3 luglio, Francesco Pinna, zio di Paolo Enrico Pinna, il giovane già condannato a 20 anni di carcere per concorso nei due delitti. L’uomo è accusato di aver minacciato Tares la sera prima dell’incidente probatorio in cui il teste ha poi confermato di aver visto Cubeddu bruciare, la notte dell’8 maggio 2015, l’auto di una delle vittime, Stefano Masala, il 29enne di Nule (Sassari) di cui non si è mai trovato il corpo.

Nell’udienza di oggi il Gup ha inoltre condannato a 2 anni e 4 mesi Paolo Enrico Pinna: in questo procedimento il ragazzo – all’epoca dei fatti minorenne – doveva rispondere di minacce nei confronti di un altro teste, Piergiorgio Massaiu, il giovane di Orune presente la sera in cui scoppiò la rissa, nel dicembre 2014 durante una festa di paese, da cui ha avuto origine il movente degli omicidi: secondo l’accusa, infatti, i due fatti di sangue sono legati ad una spietata vendetta architettata da Cubeddu e Pinna proprio a seguito di quella lite scatenata dagli apprezzamenti non graditi verso la fidanzata di una delle vittime, lo studente di Orune Gianluca Monni. Nè Cubeddu è Pinna erano presenti al momento delle decisioni del giudice. C’erano invece i familiari dei due giovani uccisi, visibilmente commossi dopo la pronuncia del Gup. “Sta andando tutto come doveva andare – ha detto Marco Masala, il papà di Stefano – purtroppo manca solo una cosa: una tomba per piangere mio figlio che continueremo a cercare senza sosta”.

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