Nuova vita per il retablo di Tuili grazie alla Soprintendenza e a Intesa Sanpaolo

Finalmente, dopo tanti anni e numerose richieste rivolte ad enti e istituzioni, la Soprintendenza di Cagliari, guidata da Fausto Martino, è riuscita ad ottenere il finanziamento per il restauro del retablo di San Pietro di Tuili, opera del Maestro di Castelsardo e autentico capolavoro dell’arte sarda del Cinquecento. L’occasione l’ha offerta il progetto della mostra ‘Restituzioni’ di Intesa Sanpaolo, arrivato alla sua diciottesima edizione, al quale la Soprintendenza ha prontamente aderito proponendo l’opera e una convincente proposta tecnica di intervento.

“La lodevole iniziativa di Intesa Sanpaolo, fondata sulla proficua collaborazione tra pubblico e privato si legge in una nota della Soprintendenza – ha permesso negli anni di restaurare ed offrire al pubblico godimento – con mostre di livello internazionale – oltre un migliaio di capolavori dell’arte italiana. Quest’anno, per la prima volta, il comitato scientifico composto da personalità di primo piano tra cui i professori Carlo Bertelli e Giorgio Bonsanti ha selezionato un’opera proveniente dalla Sardegna”.

Si occuperà del restauro la ditta sarda ‘Annalisa Deidda restauro opere d’arte’, che, a partire dal prossimo autunno, con la direzione scientifica della Soprintendenza, inizierà l’intervento, sottoponendo le tavole lignee del retablo alle preliminari e indifferibili operazioni di disinfestazione e consolidamento. I lavori dovranno concludersi entro gennaio 2018; dal mese di marzo, infatti, il retablo sarà esposto a Torino, alla Venaria Reale insieme a opere di Tintoretto, Tiziano, Vincenzo Foppa, Pietro da Cortona, Giorgio Morandi, solo per citare alcuni dei maestri più rinomati dell’arte italiana di tutti i tempi.

“Gran risultato per Tuili e per la Sardegna intera, in termini di visibilità, di promozione del nostro patrimonio e soprattutto della sua salvaguardia – prosegue la nota -. Una bella conquista – né facile né scontata in un momento storico in cui è così arduo reperire i fondi per il recupero e la valorizzazione delle opere d’arte – dovuta, oltre che all’intrinseco valore dell’opera, alla professionalità e alla costanza dei funzionari della Soprintendenza. Il prezzo da pagare sarà quello di non avere il retablo in chiesa per qualche tempo, ma, grazie alla preziosa collaborazione e allo spirito di sacrificio della parrocchia di San Pietro e della diocesi di Ales Terralba – che sapranno privarsi temporaneamente di un bene così prezioso – l’opera tornerà alla comunità, restituita al suo originario splendore”.

 

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