Riconversione delle aree militari, il bell’esempio di Nora

In tempi di richiesta di riconversione paesaggistica e ambientale dei siti adibiti a zona militare, un grande esempio (in positivo) arriva da Nora. L’area, un tempo occupata dalla Marina Militare, importantissima dal punto di vista archeologico e ambientale, recentemente è stata inserita nel contesto del Parco di Nora, di Sant’Efisio e dei Quattro mari. Gli scavi delle Università di Cagliari, Padova e Viterbo (nel tempo hanno lavorato anche quelle di Milano, Pisa e Genova) vanno avanti, di comune accordo con il lavoro della ditta romana Antonio De Feo, incaricata di restaurare e conservare i pavimenti a mosaico di epoca romana e valorizzare il sito. Un lavoro e un interesse vivi, raro esempio tra i siti archeologici in Europa e nel Mediterraneo. È molto importante sottolineare il carattere didattico dello scavo di Nora.

La città è il più antico insediamento fenicio in Sardegna (come scrisse lo storico greco Pausania). La data di fondazione del sito non è precisabile con esattezza, ma l’antichità indicata dalle fonti letterarie sembra confermata da due iscrizioni monumentali, recentemente datate tra la metà dell’VIII e i primi decenni del VII secolo a.C. I primi scavi risalgono alla fine del 1800 ma a partire dal 1990 la città è divenuta oggetto di sistematiche campagne e, dal 1992, di una prospezione topografica intesa a definire la fisionomia urbanistica e abitativa della città. Particolarmente significativa nel progetto di riconversione delle ex zone militari la campagna archeologica Isthmos, patrocinata e realizzata dal Comune di Pula e dall’Università di Cagliari che ha portato nuove conoscenze sulla vita dell’antica città. L’area oggetto degli scavi, un tempo di proprietà della Marina Militare (e ora del Demanio pubblico), è stata solo parzialmente scavata in passato. Lo scopo del progetto Isthmos, attraverso l’amministrazione comunale, è quello di restituire alla comunità scientifica l’area, per poi renderla fruibile a cittadini e turisti.

 

Gli scavi hanno portato alla luce canalette per il deflusso delle acque, resti di muri e una strada pedonale (priva di segni di ruote di carro, un unicum per Nora) lastricata, vasellame finemente decorato con rappresentazioni di temi mitologici del periodo punico e tardo-imperiale romano. Ritrovamenti che hanno fatto pensare alla presenza, nell’ex area militare, di una zona di culto dismessa. Nel mese di giugno un’altra campagna di scavi nell’ex area della Marina Militare ha restituito importanti evidenze del sistema infrastrutturale della città antica, un altro tratto di strada lastricata in grandi blocchi di andesite e una serie di edifici affiancati. Risale al 2006 la decisione di restituire la zona militare chiamata Vecchia Opera al Comune di Pula. La dismissione delle casermette (per le quali esiste un progetto di trasformazione in edifici museali, laboratori e di servizio e accoglienza) ha portato gli archeologi nell’area, entrata a far parte del parco. Si tratta di un territorio di 28300 metri quadri (l’indagine del progetto Isthmos ha interessato una porzione di 15000 metri quadri), 5044 dei quali occupati da strutture. Sino al 2006 gli stabili erano in stato di abbandono e veniva utilizzato un solo alloggio, nella stagione estiva, da un ufficiale della Marina Militare. “Lavoro a Nora da vent’anni – afferma Michela Fais, una delle guide della Coptur, la cooperativa che gestisce il sito – ma frequento il sito dagli anni Ottanta e non ho mai visto attiva la base militare. L’area era frequentata solo da cercatori di asparagi. Il fatto che sia stata messa a disposizione dei Beni culturali è fondamentale. La riconversione dell’area militare renderà tutta la zona ancora più importante – continua – il progetto di riutilizzo delle strutture preesistenti è ancora fermo ma per il sito sarebbe utilissima la creazione di un punto logistico dove possano essere studiati e restaurati i materiali”.

Teatro, luoghi di culto, terme, foro, abitazioni signorili, mosaici, acquedotto: gli aspetti materiali dimostrano l’importanza economica, politica e culturale che il centro ricoprì, soprattutto nel periodo centrale della sua vita. Oggi Nora è ancora viva, le ricerche archeologiche continuano e ci parlano ancora del suo passato. Uno spettacolo autentico che le migliaia di visitatori dimostrano di appezzare sempre più, grazie anche al lavoro della Coptur (sessantamila biglietti staccati ogni anno), uno dei siti più visitati in Sardegna (secondo solo al Museo Garibaldino di Caprera). “Già Tronchetti scoprì diversi reperti nella zona a ridosso dell’area militare – sottolinea la guida della Coptur – lo stesso studioso ritrovò ciò che rimaneva (ben poco, se si considera che alcune parti della struttura erano di legno) dell’anfiteatro proprio dove ora si trova lo spazio per i pullman”. Nei giorni scorsi è terminato il lavoro di valorizzazione del tempio romano, da parte degli studiosi dell’Università di Padova, mentre a settembre le indagini nel settore orientale del santuario hanno messo in luce altre porzioni consistenti dell’insediamento fenicio della città. Lavoro e storia a braccetto: un esempio di come e quanto possa essere fatto nell’Isola anche senza i soldi delle servitù militari. “Ma qualcosa può essere ancora fatto per rendere unico il sito di Nora”, conclude la Fais, “oltre alla riconversione delle casermette, servirebbe un parcheggio più grande che possa accogliere i visitatori. L’altro, infatti, è quasi sempre utilizzato esclusivamente dai bagnanti che si recano alla spiaggia”.

Federico Fonnesu

 

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