Non solo Aias: 12,5 milioni di euro dalla Regione alla sanità privata

Quaranta centri sparsi in tutta l’Isola, tremila pazienti assistiti, oltre mille dipendenti tra educatori, impiegati, oss, autisti, amministrativi, medici, custodi, infermieri, terapisti, operai, assistenti sociali e consulenti: sono gli impressionanti numeri dell’Associazione Italiana Assistenza Spastici, conosciuta come Aias, che fa capo alla famiglia Randazzo e gestisce parte dell’assistenza sanitaria privata in Sardegna.

Un impero di famiglia, lo ha definito qualcuno: la società, fondata nel 1967 da Bruno Randazzo, è ora nelle mani dei quattro figli Anna Paola (presidente), Bruno, Vittorio e Alessandra. I primi tre si occupano dell’associazione, Alessandra è invece presidente della Fondazione Stefania Randazzo che gestisce cinque residenze sanitarie assistenziali (Rsa).

Quello della sanità privata in Sardegna è un affare milionario, a guardare i conti. Solo per il settore della salute mentale la Regione Sardegna ha definito il tetto di spesa 2016 per l’acquisto di prestazioni sanitarie e sociosanitarie da privati  (qui la delibera): 12 milioni e mezzo di euro, da suddividere nelle otto aziende sanitarie di Cagliari, Carbonia, Sassari, Olbia, Nuoro, Lanusei, Oristano, Sanluri.
La quota maggiore andrà alla Asl cagliaritana, la numero 8, con 4,4 milioni di euro da investire, a seguire Oristano con 1,9 e Carbonia con 1,4 milioni all’anno. Gli accordi tra sistema sanitario pubblico e privato sono regolati dalla legge regionale n. 10 del 2006 “Tutela della salute e riordino del Sistema Sanitario della Sardegna”: sono le Asl a firmare i contratti con le aziende private. Non c’è solo l’Aias: le aziende sanitarie regionali stipulano accordi con case di cura, ambulatori, studi, laboratori di analisi, centri di riabilitazione, comunità per tossicodipendenti, centri termali e strutture di degenza. In totale 366 strutture private accreditate dalla Regione Sardegna, di cui solo a Cagliari sono 171.

Dopo Cagliari, con ben 14 centri Aias tra il capoluogo e gli altri comuni, è Carbonia la provincia che registra il maggior numero di sedi dell’associazione dei Randazzo: sono 7, distribuite tra Iglesias, Carloforte, Fluminimaggiore, Sant’Antioco, Villarios, Domusnovas e Cortoghiana.

Il centro più grande lo conosciamo bene: è quello di Decimomannu, protagonista delle cronache recenti con un’inchiesta per maltrattamenti verso i pazienti che ha coinvolto 14 operatori tra personale sanitario e amministrativi. La struttura di Decimomannu è collegata anche al caso di Gianfranco Onnis, morto nell’ottobre del 2013 in circostanze che, come denuncia il fratello Maurizio, sarebbero ancora poco chiare.

Nella sede di via Carducci, dove lavorano 7 consulenti e 54 dipendenti, c’è posto per 147 degenti che risiedono giorno e notte, 50 ricevono assistenza diurna, 80 sono le prestazioni di riabilitazione ambulatoriale e 50 quelle domiciliari. In totale nel 2015 l’Aias di Decimo ha erogato più di 23 mila prestazioni tra disabili più o meno gravi che hanno necessità di assistenza continua, trattamenti ambulatoriali e trattamenti domiciliari per la cifra 1,614 milioni di euro.

Francesca Mulas

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