Nessuna prescrizione del reato: il procedimento per truffa che vede a giudizio l’ex golden boy della politica cagliaritana Fabio Zirone e la moglie, l’avvocato Maria Laura Tulli, va avanti, con udienza fissata per il 27 febbraio prossimo. I due sono finiti sul banco degli imputati dopo una denuncia presentata da un fotografo di Sinnai, Peppuccio Trudu, difeso dal legale Gianfranco Sollai. Secondo quanto ricostruito dal Pm Marco Cocco, Trudu aveva contattato Maria Laura Tulli per ottenere assistenza in una vertenza ereditaria e le aveva consegnato circa 6mila euro. Per il Pm, Zirone e Tulli (difesi dagli avvocati Riccardo Floris e Luigi Concas) hanno ottenuto quel denaro “con artifici e raggiri – si legge nel decreto di citazione a giudizio – e con motivazioni pretestuose (tra l’altro riferendosi, in particolare, a pagamenti da eseguire in favore del Tribunale di Cagliari)”.
Nell’udienza tenuta il 2 dicembre scorso, i difensori di Zirone e Tulli avevano puntato sulla prescrizione del reato e del risarcimento, sostenendo inoltre la nullità del capo di imputazione per Fabio Zirone. Tesi che il giudice del Tribunale di Cagliari Giampiero Sanna ha giudicato inconsistenti e insussisteni, disponendo così il prosieguo del processo e l’aggiornamento al 27 febbraio prossimo.
La vicenda risale a circa sette anni fa e in prima battuta si era conclusa con una denuncia per truffa presentata da Trudu nel gennaio del 2009 all’allora Commissario capo della Questura di Cagliari Riccardo Bartoli. Trudu non aveva più ricevuto alcuna notizia sull’iter della denuncia e solo dopo qualche anno, presentando una richiesta di accesso agli atti, aveva scoperto che tutto tutto era stato archiviato perché Bartoli aveva segnalato ai superiori che Trudu “aveva problemi psichici e di conseguenza non era credibile”. Questo secondo la personale opinione del Commissario, non suffragata da alcun documento firmato da un professionista, tanto che a processo è finito anche Bartoli (ora vice questore aggiunto a Montefiascone, difeso dal legale Riccardo Floris) al quale il Pm Marco Cocco contesta il reato di diffamazione, posto che ha “offeso la reputazione di Trudu” con affermazioni “contrarie al vero”. L’ex Commissario capo dovrà comparire in aula il 24marzo prossimo.
P. S.