Nella neuroriabilitazione ‘usati’ medici internisti: il tribunale boccia l’Ats

Medici internisti impiegati nella neuroriabilitazione, quindi “in ambiti di competenza specialistica manifestamente differenti”. Con questa motivazione (e non l’unica) il Tribunale del lavoro di Oristano ha bocciato l’organizzazione di un nuovo reparto che l’ospedale di San Martino aveva inaugurato il 12 ottobre 2016, quando la sanità sarda era ancora divisa in Asl e quella di Oristano corrispondeva alla numero 5.

A presentare il ricorso erano stati nel 2017 tre dirigenti medici internisti che con l’apertura della degenza neuroriabilitativa vennero inseriti d’imperio nella turnazione del nuovo reparto, dalle 20 alle 8. Una turnazione che di fatto diventava doppia, visto che restava in piedi l’obbligo di prestare assistenza, nell’orario diurno – dalle 8 alle 20 -, ai pazienti ricoverati nella Medicina interna. Un anno fa il primo ricorso, con procedimento d’urgenza, affidato all’avvocato del foro di Cagliari, Giacomo Doglio, e subito accolto dal Tribunale di Oristano. Del 23 maggio scorso, invece, l’ordinanza che ha di nuovo dato ragione ai tre dirigenti medici: il collegio giudicante presieduto da Leopoldo Sciarillo ha rigettato il reclamo dell’Ats, l’Azienda unica per la tutela della salute che nel frattempo è subentrata alla Asl.

L’ordinanza di maggio boccia sull’intera linea la difesa dell’Ats, i cui sette rilievi totali sono stati dichiarati “infondati”. Parallelamente risultano tutti accolti tutti esposti dai tre dirigenti medici attraverso il legale Doglio. Tanto che la Anaao Assomed, il sindacato della categoria, ha diffuso una nota in cui parla di “duro colpo inflitto al bullismo amministrativo”.

Con l’ordinanza del 23 maggio viene intanto ribadita l’illegittimità della guardia interdivisionale, qualora non vi sia “alcuna equipollenza o affinità” tra specialità mediche, come la medicina interna e la neuroriabilitazione nel caso del San Martino. Ciò che secondo il collegio giudicante esponeva i pazienti al rischio di essere assistiti da medici privi “delle necessarie competenze professionali”. Dall’Anaao, nel comunicato firmato da Luigi Curreli, delegato aziendale e vicegretario regionale, hanno scritto: “In pratica l’Ats, per mere esigenze di contenimento della spesa, non ha tenuto conto e ha palesemente equivocato il corretto intendimento delle tabelle ministeriali che regolano le affinità ed equipollenze fra le diverse specializzazioni mediche”.

Alla Asl prima e all’Ats poi è stata anche imputata la mancata elaborazione del Documento di valutazione del rischio, attraverso il quale si misura l’effetto del carico del lavoro sui medici, visto che una loro eventuale condizione di stress non può che ripercuotersi sui pazienti. Sul punto il collegio giudicante evidenzia che nel 2017, nella fase del procedimento d’urgenza, la Asl “aveva ammesso la mancata menzione del suddetto documento”, salvo poi ritrattare la posizione nel reclamo dell’Ats, ma sostenendo “apoditticamente che l’attività svolta dai medici assegnati ai turni di guardia e di reperibilità (nella neuroriabilitazione) non comportasse alcun rischio ulteriore e diverso rispetto a quelli inerenti al reparto di provenienza”.

Di qui il richiamo del collegio giudicante all’elaborazione, al contrario, di “un procedimento complesso che deve svolgersi con la partecipazione del responsabile del servizio di prevenzione e protezione, oltre che del medico competente, nonché con la consultazione del rappresentante dei lavoratori per la sicurezza”. Nell’ordinanza è precisato ancora: “La omessa valutazione dei rischi, quindi, fa apparire per ciò solo verosimilmente illegittima la scelta gestoria“, sempre da parte della Asl prima e della Ats poi.

Quando a ottobre 2016 al San Martino venne aperto il reparto della degenza neuroriabilitativa, il personale – compresi i medici internisti ricorrenti – venne assegnato con “una copertura” espressamente definita “di carattere temporaneo e provvisorio”. Invece la turnazione “si è protratta oltre i termini connaturati alla dichiarata temporaneità e provvisorietà”, si legge nell’ordinanza.

Dal sindacato Anaao Assomed concludono:” Vogliamo vedere la decisione del Tribunale di Oristano come un importante riconoscimento dei valori fondanti della nostra pratica medica che privilegia la qualità delle cure. Troppo spesso rigide considerazioni contabili si ripercuotono negativamente sulla tutela della salute e della stessa vita fisica dei pazienti e degli operatori. È il momento di porre un argine alle scelte dettate da queste improprie scale di valori. La vita e la salute vengono prima di tutto”.

Alessandra Carta
(@alessacart on Twitter)

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