Nei musei di Nuoro “lavoreranno” i volontari. Lo stipendio? Biglietti gratis

Tre mesi al Man di Nuoro o nella casa di Grazia Deledda per poi potersi imbucare gratis come ospiti speciali ad un vernissage o avere dei biglietti, sempre “free”, per spettacoli teatrali o mostre. Per il Servizio politiche culturali del Comune di Nuoro sembra essere questo il modo più “innovativo per valorizzare il patrimonio storico artistico della città”. Il bando (qui il link), in scadenza oggi, cerca infatti dieci persone da inserire all’interno del sistema museale cittadino che comprende enti prestigiosi dal punto di vista internazionale come appunto il Man o la casa natale del premio Nobel Grazia Deledda. A questi si aggiungono: il museo archeologico, l’archivio di Stato, il museo della vita e le tradizioni popolari e il consorzio bibliotecario “Sebastiano Satta”. Il progetto porta il nome di “Volontari della cultura”, non discostandosi poco dall’omonimo promosso qualche tempo fa dal Ministero dei Beni Culturali che fece andare su tutte le furie archeologi, storici dell’arte, antropologi e archivisti.

Per molti aspetti anche il bando nuorese sembra ricalcarne le direttive: dalla formazione da svolgere prima dell’inserimento vero e proprio, attraverso dei corsi tenuti da tutor, alle mansioni da svolgere: accoglienza e assistenza al pubblico, vigilanza delle sale espositive, promozione e comunicazione di tutte le attività culturali organizzate dalla struttura. Si richiede, oltretutto, flessibilità perché il “volontario dovrà “essere disponibile ad effettuare turni in rapporto agli orari di apertura delle strutture”, giorni festivi compresi, oltre a svolgere eventuali attività esterne di promozione. Benefici? Oltre ai vernissage e ai biglietti “free”, sono comprese copie, sempre gratuite, di cataloghi e visite, sempre gratis, ai musei,

La filosofia che ha “ispirato” (testuali parole) tutto ciò è quella del “riconoscimento della crescente valenza” dei volontari nell’ambito della tutela del patrimonio culturale e della gestione delle istituzioni culturali. Rimangono però degli interrogativi sostanziali sul bando, perché ciò che dovrà svolgere il volontario sembra essere un lavoro vero e proprio soggetto a determinate condizioni, ma mascherato da attività di formazione da inserire in curriculum con tanto di attestato di partecipazione. Una prassi ormai imperante in questo settore, dove si sopperisce alla carenza di organico non attraverso la ricerca di figure professionali ad hoc, peraltro già preparate e iper specializzate in sedi più consone quali sono le università italiane, ma con personale gratuito da utilizzare per un periodo minimo, il quale dovrà essere anche  formato prima di poter fare qualsiasi attività all’interno di una struttura museale. Un vero e proprio paradosso in pratica.

Per indorare la pillola, però, si tessono le lodi dell’attività volontaria gratuita, vista come “dimensione fondamentale della cittadinanza attiva”, forse perché assumere per un lavoro, anche a tempo determinato, è ormai un’usanza passata di moda. Ma se pagare è ormai una prassi “old style” non lo è il resto, perché si richiede un “coinvolgimento attivo” e “puntualità” da manuale, tanto che è previsto pure un badge di riconoscimento da indossare in pubblico, né più né meno come un normale dipendente.

Di fronte ad una procedura simile si sono levate le proteste degli addetti ai lavori che vedono in questo bando l’ennesimo schiaffo alla loro professionalità. “Il lavoro si paga. Punto e basta. E non con un badge e un catalogo. – questo scrive in una nota Franco Campus dell’Associazione nazionale archeologi della Sardegna – Come associazione confermiamo la nostra più ferma contrarietà a progetti ambigui come quello pubblicato il 18 aprile a Nuoro. Non sono né formazione né lavoro. Rischiano di essere un inganno per chi partecipa e una provocazione per chi da anni si forma negli istituti e nei luoghi deputati alla formazione, ovvero nelle università e nelle scuole di specializzazione o di dottorato. E parliamo di un settore attivo che non ha bisogno di semplici volontari, ma lavoro vero. La piena valorizzazione dei beni culturali non si ottiene mistificando la parola lavoro vero. E allora andatelo a dire ai genitori dei colleghi di Nuoro che hanno mandato i loro figli a studiare fuori casa se hanno pagato con un catalogo”.

Francesco Bellu

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