Un coordinamento provinciale per opporsi alla discarica di servizio dell’inceneritore “Tecnocasic” che il Cacip vuole realizzare in località S’Otioni Mannu, agro di Uta. È la decisione emersa dall’incontro delle circa dieci sigle, tra comitati e associazioni, che si battono contro il progetto tenutosi stamani al comune di Cagliari.
La scelta di Palazzo Bacaredda non è casuale, visto che “di fronte alle ripetute richieste di attivare momenti di confronto sul progetto del Cacip, il sindaco di Cagliari Massimo Zedda e la commissione consiliare competente hanno assunto un atteggiamento indolente, “, denuncia il consigliere comunale Enrico Lobina, tra gli animatori del progetto politico Cagliari città capitale, presente all’incontro anche con Claudia Zuncheddu e Riccardo Schirò e Angelo Cremone.
Netta anche la posizione di Paolo Zedda, consigliere regionale dei Rossomori, che porterà il problema in consiglio. “Si tratta di virare verso un sistema di gestione dei rifiuti all’insegna del riuso e del riciclo. È questa la soluzione più vantaggiosa, sia in termini ambientali sia per la creazione di nuovi posti di lavoro. Pertanto, occorre intervenire a monte, abbandonando la pratica dell’incenerimento e le discariche che da questa originano. Dire no agli inceneritori significa anche promuovere la raccolta differenziata, come accade, ad esempio, in provincia di Milano, dove in seguito all’abbandono dell’incenerimento la raccolta differenziata ha raggiunto il 60%. Il comune di Milano, che ha invece deciso di continuare ad incenerire i rifiuti, è inchiodato al 30% di raccolta differenziata”, spiega il consigliere.
Il problema dell’impatto sanitario degli inceneritori è stato sollevato da Marco Mameli de S’Assotziu Consumadoris, che ha citato uno studio dell’Arpas Piemonte: “A Vercelli, dove un inceneritore è rimasto in funzione dalla fine degli anni ’90 fino al 2014, si è registrato un preoccupanteincremento delle patologie tumorali e dell’apparato respiratorio”.