Migranti, solo 9 centri in Sardegna per i richiedenti asilo

Ripartire in maniera equa i migranti che fanno richiesta di asilo politico sul territorio regionale seguendo criteri specifici e facilitando l’attività dei Comuni. Se ne è discusso oggi in Prefettura a Cagliari dopo le novità introdotte dal piano nazionale con l’accordo tra ministero dell’Interno e Anci sulla rete dei centri di seconda accoglienza, lo Sprar (Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati). Collegato in videoconferenza il prefetto Mario Morcone, capo del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Viminale.

La ripartizione per la Sardegna, dove attualmente sono presenti solo nove strutture destinate allo Sprar, è la stessa decisa a livello nazionale: sei migranti per i Comuni con meno di 2mila abitanti, tre ogni mille per quelli che superano i 2mila abitanti e due migranti ogni mille abitanti per la città metropolitana di Cagliari. Ai Comuni verranno riconosciuti 500 euro – una tantum – per ogni profugo. “Insieme all’Anci – ha annunciato la prefetta Giuliana Perrotta – organizzeremo una serie di incontri con i sindaci affinché tutti vengano coinvolti”. In Sardegna, in particolare, la ripartizione terrà conto dello spopolamento di alcune zone, soprattutto all’interno, e in base ai principi di proporzionalità demografica e volontarietà. Al momento sul territorio isolano sono presenti 5.668 migranti e solo 77 Comuni su un totale di 377 sopportano l’accoglienza. La maggior parte dei profughi si trova nel cagliaritano: ce ne sono 2.283, una conferma questa della ripartizione non equa. “Pochissimi gli Sprar nell’Isola – conferma la prefetta – bisogna quindi incentivarne l’apertura di nuovi per consentire di affrontare al meglio futuri arrivi. Chi fa richiesta di asilo o protezione internazionale verrà spostato in questa strutture e qui attenderà l’esito della richiesta, liberando di fatto i posti nei centri di accoglienza straordinari”. La Regione è pronta a fare la sua parte. “Siamo presenti e contribuiamo dando i nostri suggerimenti – spiega l’assessora Donatella Spano – affronteremo la questione anche in sede di conferenza delle Regioni”.

I Cie. L’Anci Sardegna promuove i Cie, i nuovi centri di identificazione ed espulsione proposti dal ministro dell’Interno. “Le iniziative – spiega il presidente dell’associazione Pier Sandro Scano commentando il piano nazionale di riparto dei migranti – ci sembrano andare nella direzione da tempo auspicata. Non condividiamo le valutazioni negative espresse da diverse parti d’Italia e in Sardegna e riteniamo che, non nel vecchio modello assolutamente inadeguato, ma nella logica nuova della proposta del ministro, il Cie sia uno strumento essenziale per le necessarie politiche di rimpatrio dei non aventi diritto e di prevenzione sul piano della sicurezza”. Sull’eventuale apertura di Cie nell’Isola si attendono le decisioni del ministero, fa sapere la Prefettura di Cagliari. Quanto alle nuove regole di ripartizione, l’Anci Sardegna le accoglie positivamente ma, sottolinea il direttore Umberto Oppus, “chiediamo garanzie sui finanziamenti ai Comuni per mettere a norma le strutture che diventeranno Sprar e di facilitare le procedure amministrative per gli interventi di questo genere”. “Il Piano – aggiunge Scano – costituisce una novità positiva e contiene due punti fondamentali che Anci Sardegna e sindaci condividono: il principio cardine della proporzionalità dell’accoglienza rispetto alla popolazione residente e il passaggio graduale dell’accoglienza dal sistema gestito dai prefetti al modello imperniato sugli enti locali. L’accordo è positivo per quello che c’è ma – precisa – insoddisfacente per ciò che non c’è”. Secondo il presidente, infatti, l’intesa dovrebbe riguardare anche “la regolazione degli ingressi, le procedure di identificazione e di riconoscimento di status, i tempi incomprensibilmente lunghi per le procedure, il problema dei rimpatri dei non aventi diritto, il rapporto tra accoglienza-integrazione e inclusione, gli strumenti e le risorse per l’inclusione attiva”.

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