Migranti, Don Lai (Caritas): “C’è chi strumentalizza, ma i sardi sono solidali”

“In questi giorni assistiamo a un incredibile concorso di solidarietà da parte dei cittadini: qui alla Fiera di Cagliari stiamo ospitando persone in fuga da guerre e dittature con un vissuto terribile alle spalle, e al di là di qualcuno che specula e strumentalizza sul tema, i Sardi stanno dando una risposta forte e positiva”. Don Marco Lai, direttore della Caritas diocesana, è soddisfatto dei Cagliaritani e dell’accoglienza riservata ai migranti: in questi giorni l’associazione è impegnata nel campo di accoglienza straordinario allestito dal 15 agosto scorso nel Padiglione E della Fiera di Cagliari, qui si assistono gli Eritrei che approdano in città, tra questi i 331 sbarcati ieri a bordo della nave norvegese Siem Pilot . La loro è una sosta temporanea: presto, come da disposizioni del Viminale, varcheranno di nuovo il mare per raggiungere familiari e amici già integrati nei paesi del Nord Europa.

Oltre alla Caritas e all’Agesci in Fiera ci sono molti volontari, semplici cittadini che hanno risposto alla chiamata di aiuto e hanno messo a disposizione tempo ed energie per assistere gli Eritrei. Continua inoltre la raccolta di abbigliamento e beni di primo conforto che andranno a uomini, donne e bambini in attesa della partenza prevista nei prossimi giorni.

Al di là della soddisfazione per il sostegno arrivato dai Cagliaritani, per Marco Lai è il momento della riflessione: i continui viaggi su barche e gommoni verso le coste del Mediterraneo non sono un allarme del momento o un’emergenza temporanea: “È il grido dei popoli che vivono a Sud del pianeta: è ora che il mondo occidentale ascolti queste urla, non possiamo più far finta di niente. Ci troviamo davanti a un conflitto continuo, una povertà endemica che richiede uno sforzo di tutto il mondo per ristabilire nuovi equilibri: non è solo un discorso economico o finanziario ma un cambiamento in atto che dobbiamo affrontare. E la questione, ovviamente, non è del Mediterraneo ma del mondo intero: il sud dei continenti grida equità, pace e giustizia, ce lo ha ricordato anche Papa Francesco”.

Per il direttore della Caritas è arrivato il momento di andare oltre all’emergenza e fare progetti sul lungo termine: “In Sardegna stiamo vivendo una forte deriva demografica, i paesi si stanno spopolando, le campagne abbandonate. Se non possiamo più contare su braccia-lavoro che opportunità avremo? La Sardegna può essere un grande laboratorio per l’integrazione dei popoli che fuggono da guerre e violenza: la nostra terra è al centro del Mediterraneo, da sempre contaminata da culture e lingue diverse e realmente multietnica. Perché non pensare che queste persone potrebbero avere qui un futuro? Parlo di tirocinii, progetti di inserimento lavorativo, una vera rete per l’integrazione che tenga conto dell’esigenze della nostra terra e del bisogno di queste persone di costruirsi una vita nuova”.

La storia del popolo eritreo, che oggi fugge in massa dal proprio paese con la speranza di raggiungere Germania, Svezia, Francia e Inghilterra, è fatta di violenze, corruzione e soprusi: uomini e donne sono costretti al servizio militare obbligatorio e non possono avere il passaporto prima dei 60 anni come ricorda un recente articolo sul quotidiano Il Sole 24 Ore; non esiste trasparenza, libertà di stampa e di espressione. L’Onu calcola che ogni mese circa 4 mila cercano di lasciare il paese: non torneranno più, sanno che li attenderebbe la fucilazione per aver disertato dagli obblighi verso lo stato. “Affrontano percorsi di viaggio incredibili ed estenuanti pur di lasciare il paese – sottolinea don Marco – e infatti gli Eritrei che stiamo ospitando alla Fiera sono tutto sommato in buona salute ma stanchi e stremati. Per me sono eroi, esattamente come gli Italiani che 70 anni fa hanno dovuto lasciare l’Italia per sottrarsi alla dittatura”.

Francesca Mulas

 

 

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