Lotta alla peste suina, cacciatori ‘in sciopero’ contro il piano della Regione

Quattrocento cacciatori si sono astenuti dalla caccia stamattina e si sono ritrovati nel villaggio di Pratobello – luogo simbolo della protesta del 1969 contro le basi militari – per dire no al Piano di eradicazione della peste suina africana della Regione, che implica “obblighi, oneri e sanzioni pesanti a loro carico”, ma anche per chiedere
l’abolizione della caccia al cinghiale il giovedì. I rappresentanti delle doppiette isolane, provenienti da diverse province sarde, hanno aderito alla protesta dei cacciatori dall’autogestita di Orgosolo e hanno scelto di incontrarsi nel punto di congiunzione del Nuorese e dell’Ogliastra, le zone più colpite dalla peste suina.

“Il provvedimento della Regione sul selvatico è inattuabile – spiega Antonio Manca dell’autogestita di Orgosolo – A nostro carico ci sono troppe responsabilità e troppi oneri: dobbiamo dotarci di una fossa per lo smaltimento delle viscere, di un refrigeratore congruo, dobbiamo effettuare i prelievi e portarli all’Istituto Zooprofilattico. I mezzi e i locali che usiamo per ritrovarci devono essere disinfettati ogni volta che li usiamo. Insomma una giornata di caccia sta diventando una giornata di lavoro. Paghiamo già le tasse per cacciare, non dobbiamo rimetterci altri soldi e il nostro tempo”.

Così Marco Efisio Pisani: “Qui ci sono tutti i cacciatori delle zone rosse dove è più diffusa la peste suina e la trichinellosi – sottolinea il presidente regionale dell’associazione Caccia Pesca Ambiente -. La Regione deve capire che ha a che fare con chi ha sempre garantito collaborazione: se ci sono dati sulla Psa sono dovuti ai cacciatori di questa zona che da quasi 40 anni collaborano allo studio, ma questo provvedimento è molto restrittivo e poco efficace. Se si vuole debellare la malattia bisogna partire dal depopolamento del suino brado e lo si deve
fare col dialogo. Il bando che la Regione ha fatto alla ricerca di una ditta che procedesse a debellare il suino brado è andato deserto. Bisogna ascoltare chi può dare consigli non sanzionarli come se la Psa dipendesse da loro”.

Questa la posizione di Nicola Sanna, dell’autogestita di Fundals: “Oggi con l’astensione dalla caccia chiediamo due cose. Primo: si vieti la caccia il giovedì nelle zone dove c’è carenza di cinghiali come la nostra. L’apertura al giovedì rimanga solo nei territori dove sono più ingenti i danni provocati da questo animale, come il Sassarese, l’Oristanese e Tempio. Secondo: immediata sospensione del provvedimento sulla Psa, che la Regione ha calato dall’alto, per tornare al dialogo con i vari referenti del territorio”.

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