Lingua blu, l’inchiesta sarda sull’epidemia e l’industria dei vaccini

Va avanti l’inchiesta della Procura di Cagliari sull’utilizzo del vaccino contro la lingua blu, il morbo che colpisce gli ovini, che si sospetta abbia contribuito a diffondere l’epidemia tra le pecore sarde, portando alla morte 500mila capi negli allevamenti dell’isola con danni milionari e relativi indennizzi. Il procuratore capo Mauro Mura ha affidato al Nucleo investigativo del Corpo forestale l’incarico delle indagini. Dopo l’inchiesta aperta dalla Procura di Roma sull’acquisto del vaccino africano, anche in Sardegna la magistratura penale si è attivata per verificare eventuali reati connessi all’uso del medicinale veterinario. Due giorni fa, come riporta il quotidiano l’Unione sarda, si è svolto un vertice di alcune ore nel Palazzo di giustizia di Cagliari per fare il punto sulla vicenda e per avviare concretamente controlli e verifiche da parte del Corpo forestale. La problematica legata all’importazione del farmaco e alle verifiche che avrebbero dovuto precederne il suo utilizzo sono di competenza romana, ma le eventuali ricadute sui contagi della campagna di vaccinazione del 2003-2004 che in Sardegna ha decimato migliaia di ovini sarebbero di competenza distrettuale, dunque della Procura di Cagliari. Da qui la necessità di accertamenti sul vaccino importato dal Sudafrica per combattere la lingua blu, ma che secondo le ipotesi investigative non si esclude abbia contribuito a propagare l’epidemia. In particolare, secondo il quotidiano sardo, nel filone romano sarebbero state acquisite intercettazioni di chi decideva sull’acquisto di quei vaccini. Romano Marabelli, direttore generale del ministero della Sanità e componente dei cda nazionale e sardo dell’Istituto zooprofilattico, avrebbe optato per la multinazionale sudafricana grazie anche a metodi illegali (viaggi, soldi e finanziamenti per convegni).

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