Bonifiche, “Liberi di inquinare e guadagnare. Per legge”

Si chiama ‘Ambiente protetto’, ma il decreto del Governo va nella direzione opposta. “Perfino il processo sulla marea nera all’Asinara potrebbe cambiar corso”, dice Stefano Deliperi del GriG.

Colpo di spugna sulle bonifiche militari (leggi), ma non solo. Il decreto legge “Ambiente protetto” fresco di pubblicazione sulla Gazzetta ufficiale innalza anche i limiti di emissioni per gli scarichi a mare. A beneficiarne non saranno certo l’ambiente e le popolazioni, ma acciaierie, centrali a carbone, raffinerie e stabilimenti chimici. Per Stefano Deliperi, del Gruppo d’intervento giuridico non ci sono dubbi: in materia ambientale, “la ratio passa dal chi inquina paga al chi inquina guadagna”. E gli effetti del decreto che attende la conversione in legge da parte del Parlamento, si avvertiranno un pò a tutti i livelli.

“Ad esempio, col cambiamento delle soglie di tollerabilità degli inquinanti, la Saras potrà spendere meno in termini di depurazione”, precisa Deliperi. Ma il nuovo decreto interverrà anche sulle vicende processuali attualmente in corso. “La norma successiva – spiega il giurista – è sempre applicabile se non c’è sentenza definitiva”. Ecco un esempio: “A queste condizioni è lecito aspettarsi modificazioni in itinere per il processo sulla marea nera dell’Asinara, che vede imputati i dirigenti della centrale termoelettrica E.on di Fiumesanto per sversamento di olio combustibile a mare”, continua Deliperi.

Non solo: il decreto presentato dal governo Renzi potrà avere ingenti ripercussioni anche sulle bonifiche. “Ad esempio dovranno essere rivisti i protocolli d’intesa stipulati da Stato e Regione e procedere a nuovi piani di caratterizzazione”, spiega Deliperi. Cambiano poi le procedure per attivare le operazioni di risanamento ambientale. Da oggi s’introduce infatti il principio del silenzio assenso per convalidare l’efficacia delle operazioni di bonifica: se entro 45 l’Arpas non presenta nessun rilievo, il risanamento ambientale è da considerarsi realizzato.

In altri termini, una vera e propria deregulation che finisce per penalizzare una buona fetta del mondo del lavoro. Si pensi, ad esempio, ai viticoltori o agli allevatori presenti nell’area di Portovesme, già vessati da ordinanze che vietano il conferimento dei loro prodotti. “Ma a rimetterci di fatto sono anche gli imprenditori che rispettano le norme sull’ambiente – puntualizza Deliperi- che oggi vedono premiati coloro che al contrario hanno violato la legge. In pratica, vince la cultura del chi inquina guadagna”.

Piero Loi

(immagine da surfnews.it)

 

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