L’ex bambino che accusava il padre: “Ora è libero. L’incubo è davvero finito”

“Cosa faremo adesso? Per ora siamo sommersi di richieste per interviste con stampa e tv: siamo consapevoli che il nostro è un caso eccezionale che ha destato clamore e in tanti ci stanno contattando. Abbiamo appuntamenti per tutta la settimana prossima con diversi giornalisti. Poi, finalmente, mio padre si godrà il meritato riposo”. Gabriele De Sario, 26 anni, non riesce a trattenere l’euforia in questa giornata densa di felicità: suo padre Saverio è stato appena riconosciuto innocente dopo avere passato tre anni in carcere con la pesante condanna di abusi sui due figli, uno dei quali è proprio lui. Condanna definitiva fino a questa mattina: la Corte di appello di Perugia, accogliendo l’istanza di revisione del procedimento dopo il passaggio in Cassazione, ha messo fine alla drammatica vicenda della famiglia De Sario con una sentenza di assoluzione piena.

“Una storia dolorosa e sofferta – ci racconta al telefono Gabriele che oggi era a Perugia insieme al fratello Michele, a tre zii e tre cugini per seguire l’udienza – abbiamo vissuto anche momenti di grande sconforto e preoccupazione. Quando, un anno fa, la Corte di Appello di Roma ha giudicato inammissibile la nostra richiesta di rivedere il processo abbiamo avuto paura che sarebbe finita così, con mio padre in carcere da innocente. Poi la Cassazione ci ha dato ragione e abbiamo potuto chiedere di nuovo giustizia. Da oggi, con la nuova sentenza, inizia una nuova vita”.

La famiglia De Sario, originaria della Sardegna, si trasferisce a Brescia nel 1996. Il rapporto coniugale si logora, il conflitto diventa tesissimo: la madre lascia marito e figli piccoli e si trasferisce in Sud America per qualche anno; nel 2000 torna in Italia e chiede l’affidamento dei bambini di 9 e 6 anni. È in questo clima di conflitto che arriva dalla donna la denuncia formale contro Saverio: avrebbe violentato i  figli e anche una loro cuginetta. Il giudice ascolta le dichiarazioni dei due fratelli che sono contraddittorie, mentre i medici consultati nel procedimento attestano la possibilità che le violenze ci siano state davvero.

Gabriele e Michele vengono affidati a una comunità per minori e, raggiunta la maggiore età, si riavvicinano al padre, nel frattempo condannato in via definitiva a nove anni di carcere. Gabriele affida agli educatori della comunità un diario di 42 pagine in cui rivela un’altra realtà: quelle accuse erano fasulle, lui e il fratello, piccoli e suggestionabili, avevano immaginato tutto influenzati dalla madre. “Per togliere di mezzo papà, mia madre ha cominciato ad imbottirci di menzogne – si legge nel diario – cose che non erano reali, cose che mio padre non ha mai fatto e non farebbe mai”.

I ragazzi, acquisita consapevolezza di come erano andate realmente le cose, vogliono tirare fuori il padre dal carcere e contattano l’avvocato Massimiliano Battagliola: raccolgono nuove testimonianze e nuove consulenze, la Cassazione decide di riaprire il caso e assegna il procedimento alla Corte di Appello di Perugia. Oggi è arrivata l’assoluzione.

Domani torneranno tutti in Sardegna, da lunedì viaggeranno tra Roma e Milano per interviste in tv, dal prossimo fine settimana forse potranno riprendere la vita di tutti i giorni a Boroneddu, piccolissimo paese dell’Oristanese dove i fratelli vivono. Non ci saranno con loro i parenti materni: “Dopo questa storia non abbiamo più rapporti con nessuno di loro, e nessuno ci ha contattato. Mia madre non la sentiamo da anni”.

“Non ce l’avremmo fatta senza l’aiuto degli amici e dei familiari – dice Gabriele – ci hanno sostenuto anche economicamente, perché le spese in questi anni sono state tantissime. Da soli non saremmo arrivati a questo risultato e mio padre sarebbe ancora in cella. La giustizia in Italia costa tanto e ha tempi lunghissimi. Saverio comunque non si è mai sentito solo, quando era in carcere poteva ricevere poche visite ma sentiva che tante persone gli erano vicino, e questo è stato per lui fondamentale. Adesso penseremo a cosa fare, io lavoro come programmatore, mio fratello in una pizzeria, riprenderemo la nostra vita normale, faremo qualche viaggio insieme; mio padre penserà a trovare una occupazione, vedremo. Ora l’incubo è davvero finito”.

Francesca Mulas

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share