Lectio magistralis del Nobel Kandel a Cagliari: “Troppi input in era social”

“Ogni semplice comportamento può essere modificato dalla conoscenza e dall’esperienza, gli artisti come gli scienziati utilizzano un approccio riduzionista per raggiungere i propri risultati”. Inizia così la lectio magistralis di Eric Richard Kandel, premio Nobel per la Medicina nel 2000 per gli studi sulle basi fisiologiche della conservazione della memoria nei neuroni, ospite del secondo dei Seminari culturali promossi dalla rettrice dell’Università di Cagliari, Maria Del Zompo. Il capoluogo sardo lo ha stregato. “Una visita magica, questa è la città più vicino al paradiso che esiste”, ha detto prima di iniziare la lectio su “Il riduzionismo nell’arte e nelle neuroscienze”. Grazie agli studi sulle lumache, Kandel ha svelato i meccanismi fisiologici che regolano la memoria. Oggi, nell’era di internet e dei social network, “siamo sottoposti a una mole enorme di informazioni, un flusso continuo – ha spiegato – questo non è positivo perché sta a noi decifrarle, codificarle e decidere quali tenere”.

Con la moglie Denise, il premio Nobel collabora a un progetto di ricerca dell’Università di Cagliari coordinato dalla professoressa Paola Fadda sugli effetti della marijuana. “Si tratta di una droga di transizione, utilizzata prima di passare all’uso di quelle più pesanti, scopo dello studio è capire il meccanismo e scoraggiare questo passaggio”, ha chiarito. Proprio nel pomeriggio lo scienziato sarà alla Cittadella Universitaria di Monserrato dove terrà una joint lecture sul tema “The Gateway Hypothesis of drug abuse: developmental, biological and societal perspectives” (L’ipotesi gateway dell’abuso del farmaco: sviluppi evolutivi, biologici e sociali). A presentarlo al pubblico, stamane, Maria Del Zompo (“Questo è un bellissimo incontro che vogliamo condividere con la città”) e il professore emerito di Farmacologia, Gianluigi Gessa. Quest’ultimo, in particolare, ha ammesso di aver soprannominato Kandel “il peccatore” perché “con il suo studio sull’Aplysia californica, la lumaca marina dell’isola di Catalina, disobbedì a Cartesio che dice: non c’è peccato mortale peggiore che immaginare che l’anima bestie sia simile alla nostra”.

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