“Le Iene” a Sarroch e i quesiti mai risolti sull’inquinamento. La replica della Saras

“Vivere vicino a un impianto petrolchimico”. Con questo titolo mercoledì Le Iene hanno rilanciato il caso dei coniugi di Sarroch Carlo e Liliana Romanino di Sarroch, titolari di un’azienda agricola costretta alla chiusura a causa dell’inquinamento del terreno (oltre dieci volte la soglia di tolleranza vanadio, più del doppio di quella di zinco) causato dalla vicinanza con la raffineria Saras.

Nel 2013 Sardinia Post aveva raccontato la battaglia legale avviata da Carlo Romanino, il figlio di Liliana, contro il colosso petrolchimico. Le Iene, col loro consueto stile graffiante, hanno incontrato i protagonisti. E hanno raccolto la denuncia di una  serie di negligenze istituzionali, confermate nel video dall’ex consigliera regionale indipendentista Claudia Zuncheddu la quale, durante la passata legislatura, presentò una mozione che non venne mai calendarizzata per la discussione in aula. “Si baratta la salute con il pane avvelenato”, dice la Zuncheddu. Le fa eco Franco Romanino: “Qui stanno morendo tutti di cancro”.

Il servizio delle Iene  andato in onda il 15 marzo scorso, segnala che diversi esponenti dell’amministrazione comunale guidata da Salvatore Mattana hanno avuto o hanno in corso rapporti di lavoro con la Saras. Si tratta dell’attuale assessore all’Ambiente, Manuela Melis, del suo predecessore, del  presidente del consiglio comunale e del capogruppo di maggioranza.

Il sindaco Mattana, anche lui intervistato, sottolinea che il Comune si è dotato negli anni di una centralina mobile per monitorare la qualità dell’aria. L’inviato delle Iene, Luigi Pelazza, a quel punto chiede di poter vedere questa “centralina mobile” e si scopre che l’addetto alla sua gestione della centralina non sa dire quando si sia spostata l’ultima volta e deve ammettere che è ferma da qualche anno. Emerge poi che lo stesso sistema di acquisizione dei dati – costato 350mila euro all’amministrazione comunale – ha un software che non è stato configurato, per cui non si sa in realtà a chi inviare i risultati dei controlli.

Dopo aver tentato invano di parlare con i responsabili della sicurezza dell’impianto petrolchimico, Pelazza lascia delle domande aperte rivolte ai responsabili dell’azienda: in che modo Saras si sta occupando dell’inquinamento che produce? La Saras risarcirà la famiglia di Carlo per la chiusura dell’azienda? E che rapporti ci sono tra la Saras e i politici di Sarroch? Qualche mese fa la Saras è stata pesantemente richiamata dall’ISPRA (l’istituto di ricerca del ministero dell’Ambiente) che ha anche segnalato il caso alla procura di Cagliari.

La replica della Saras

“Studi e rapporti indipendenti (ad esempio, l’ultimo Rapporto dell’Agenzia Regionale per la Protezione dell’Ambiente Sardegna e il Piano regionale di qualità dell’aria) certificano che la qualità dell’aria a Sarroch rispetta gli standard di legge, come registrano le quattro centraline di rilevazione appartenenti alla rete regionale, oltre a quelle della rete Sarlux – spiegano dalla Saras – I dati sono pubblici e sempre consultabili sul sito web dell’Arpas. L’attività di Sarlux e del gruppo Saras avviene sotto il costante controllo delle autorità locali, regionali e statali, a partire dal rilascio dell’Autorizzazione Integrata Ambientale (Ministero dell’Ambiente) fino alle numerose visite ispettive al sito industriale, in ottemperanza a protocolli e normative di monitoraggio.   Sarlux è tenuta a tracciare le sue performance ambientali, comunicarle al Ministero dell’Ambiente e pubblicarle ogni anno nella Dichiarazione Ambientale anche in virtù dell’adesione volontaria al protocollo Emas (Sistema comunitario di eco-gestione e audit). Quanto alla causa intentata dalla famiglia Mura-Romanino, la materia è ora al vaglio del Tribunale di Cagliari, per cui ogni commento da parte nostra sarebbe inopportuno”.

Davide Fara

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