Le ‘Case mobili‘ di un campeggio algherese, il Calik Blu, potrebbero finire sotto sequestro. La Cassazione, intervenuta sulla vicenda finita sotto inchiesta della magistratura, ha dichiarato che le 104 unità abitative non possono essere considerate temporanee. Il pronunciamento sconfessa le tesi sostenuta dai giudici del tribunale di Sassari che avevano negato i sigilli richiesti dalla Procura.
Sulla decisione della Cassazione ha influito il fatto che le case fossero considerate “mobili”, eppure complete di sottoservizi (fogne, linee elettriche, gas) e sulle rive di una zona umida, sito di importanza comunitario, area tutelata con vincolo paesaggistico e dal piano paesaggistico regionale.
La Procura di Sassari, nell’ambito di un procedimento penale, ne aveva chiesto il sequestro preventivo, ma sia il Gip (ordinanza del 20 luglio 2012) che il Tribunale del Riesame (ordinanza n. 29/2012 del 5 ottobre 2012) non l’avevano concesso in quanto l’area interessata ricade nel “piano particolareggiato di Fertilia che prevede, per la destinazione d’uso a campeggio, la realizzazione di piazzole e dei relativi impianti tecnologici”, sussistendo, inoltre, l’articolo 20 della legge regionale Sardegna 21/2011 che non considera il posizionamento di tali strutture “attività rilevante a fini urbanistici, edilizi e paesaggistici”.
La Suprema Corte ha capovolto l’interpretazione dei giudici sassaresi, dicendo che se l’insediamento è stabile e ha concreta incidenza sul territorio (come quello algherese), non può omettersi da autorizzazioni espresse, sia sul piano urbanistico-edilizio sia sul piano paesaggistico. La Cassazione ha disposto inoltre un rinvio al Tribunale di Sassari per una nuova valutazione in base al principio interpretativo espresso.