Lavoro e documenti falsi a migranti irregolari, 25 indagati a Cagliari

Un’organizzazione criminale capace di allestire tutto il necessario per consentire ai migranti irregolari di stare in Sardegna e ottenere il permesso di risiedere nell’Unione Europea, dal far figurare un lavoro e una residenza inesistenti, ai documenti necessari per la loro regolarizzazione. I sostituti procuratori di Cagliari, Danilo Tronci ed Enrico Lussu, hanno chiuso nei giorni scorsi – come anticipato da La Nuova Sardegna e confermato all’ANSA – un’indagine su un presunto favoreggiamento dell’immigrazione clandestina che coinvolge venticinque persone, contestandone a una decina l’associazione a delinquere. Al vertice dell’organizzazione ci sarebbero due imprenditrici, un commercialista e vari prestanome e presunti fiancheggiatori che avrebbero fatto finta di dare ai migranti un lavoro così da permettere loro di stare nell’Isola e ottenere il permesso di soggiorno. Le indagini sono state condotte dai carabinieri della stazione di Villanova insieme al Nucleo ispettorato del lavoro.

Un giro di affari che avrebbe interessato cittadini di Bangladesh, Pakistan, India, Ghana e Senegal, capace di aggirare le rigide norme per il rilascio dei permessi di soggiorno in cambio di denaro. L’agenzia attorno alla quale ruotava l’organizzazione, specializzata nel trovare lavoro e domicilio agli stranieri, sarebbe stata gestita – secondo l’accusa – dall’imprenditrice Sabrina Giacomini con l’amica Simonetta Farci. Sarebbero state loro, per la Procura, a tenere le fila dell’organizzazione che sfornava certificati di lavoro inesistenti, abitazioni dove far risiedere i migranti e documenti fiscali taroccati. L’inchiesta ha coinvolto – seppure marginalmente – anche il mago Giancarlo Giacomini (padre di Sabrina) e volto noto dell’esoterismo e dell’occulto degli anni Ottanta e Novanta nell’Isola. Notificati gli avvisi di conclusione delle indagini preliminari, ora gli indagati potranno avere a disposizione il fascicolo dell’inchiesta – con anche le intercettazioni che la Procura ha raccolto in quattro anni di attività – e decidere se farsi interrogare dai pm o presentare memorie e ulteriore materiale utile alle difese. Solo in seguito i magistrati decideranno se procedere con la richiesta di rinvio a giudizio per i capi promotori della presunta associazione a delinquere o archiviare chi riuscirà a chiarire la propria posizione.

 

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