La strada criminale che ha inghiottito tre vite

Passavano in mezzo alla tempesta con una visibilità che non superava i due metri. Un muro d’acqua davanti. Non hanno potuto vedere che la strada si era sbriciolata. Così sono morti Bruno Fiore, Sebastiana Brundu e Maria Loriga. A bordo di due auto sprofondate passando in un terrapieno che non esisteva più. La strada di Monte Pino è stata travolta da un torrente diventato fiume in piena. Dove sono le responsabilità? Pagherà qualcuno? Domande per ora senza risposta. Una cosa è sicura: quella onda di piena ha portato via l’asfalto costruito sulla sabbia. Una sorta di struttura dai piedi di argilla che solo nel 2001, pochi metri più indietro, aveva già ceduto. Un precedente che è stato come minimo sottovalutato.

L’asfalto sulla sabbia e i tubolari dove passava l’acqua schiacciati dall’onda di piena

La strada è un terrapieno sotto il quale passa il Rio Sa Fossa, lo stesso torrente, diventato un fiume in piena, che nasce da Monte Pino e sfocia a Isticcadeddu. Il fiume che ha distrutto quel quartiere alla periferia di Olbia, si è portato via il ponte. I tubolari in lamine dove passava il torrente si sono riempiti di terra e detriti, sono stati schiacciati e il fiume ha esondato trascinando via una strada. Ma è normale che quella strada fosse costruita in quel modo? È normale che l’asfalto poggi sul sabbione e sulla terra, con uno strato di cemento alla alla base del tubolare dove dovrebbe defluire il corso del fiume? Non esistono purtroppo conferme ufficiali, ma quella strada avrebbe avuto carenze strutturali già rilevate e segnalate a più riprese. Il crollo parziale del 2001 rappresentò solo una conferma. Ma nulla venne fatto.

Lupi: “Ricostruiremo in 3 mesi”. Ciucci: “Strada provinciale, no responsabilità dell’Anas”

Stamattina davanti al cratere che ha conservato per ore i cadaveri di tre persone è arrivato il ministro delle Infrastrutture, Maurizio Lupi, con l’amministratore delegato dell’Anas, Pietro Ciucci. “Ricostruiremo nel giro di 3-4 mesi – ha promesso Lupi – vedremo quali sono le responsabilità di questo evento, ma ora dobbiamo lavorare”. Parole di circostanza, promesse di rito, ma ovviamente nessuna parola sulla strada della morte. Per prima cosa resta il mistero sul collaudo di quella strada. L’Anas ufficialmente non conferma, ma un vero collaudo su quella strada pare non ci sia stato. “Se non vi è stato un collaudo – dice Lupi – ci sarà chi se ne assumerà le responsabilità”. Anche queste parole che hanno poco senso per chi ha sete di giustizia. Chi si assumerà la responsabilità? L’Anas ufficialmente non ha competenze. “È una strada provinciale – spiega Ciucci – come tale noi dell’Anas non abbiamo competenze, anche se ora entreremo in azione per garantirne la transitabilità. Noi non abbiamo mai avuto in carico questa strada”.

Costruita alla fine degli anni ’80 sotto la vecchia provincia di Sassari

Nel 1986 quella strada fu costruita da una ditta di Roma, l’asfalto posato su un terrapieno dove passano torrenti che scendono dalla montagna. Sorsero subito i problemi sul mancato collaudo, che avevano fatto chiudere quella strada per lunghi mesi. Piccoli smottamenti, mini crolli, segnali che sono sempre stati sottovalutati e che non hanno fatto aprire gli occhi a chi di dovere. L’amministrazione provinciale non aveva mai chiarito il problema del collaudo, su una strada che avrebbe avuto evidenti difetti strutturali. La Procura della Repubblica di Tempio ha aperto un’inchiesta per omicidio colposo in ragione della morte di tre persone sulla Olbia-Tempio. Sarebbero stati acquisiti anche dei documenti nella sede della Provincia di Olbia-Tempio, attualmente commissariata in attesa della soppressione, anche se gli uffici continuano a funzionare. Da quegli uffici dovrebbero arrivare parziali risposte in merito a eventuali responsabilità, sperando che il tempo non abbia sepolto le prove, come il fiume in piena ha sepolto tre corpi sotto una montagna di terra.

Giandomenico Mele

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