LA STORIA. Killer barese diventa pittore, dal carcere di Sassari tele e poesie

Sogna di aprire una bottega d’arte, dove esporre i suoi quadri e continuare a dipingere. Per il momento le sue tele sono in parte esposte nella cappella del carcere di Nuoro, in Sardegna, dove Davide Francesco Rizzo, pregiudicato barese di 36 anni, dal 2010 sta scontando una condanna per duplice omicidio. Assassino, poi latitante per amore e ora pittore e poeta. La sua è una storia di vero riscatto sociale, raccontata dalla moglie Rossana: “vedere i suoi quadri per me è una grande emozione. Quando uscirà dal carcere questa passione diventerà la nostra nuova vita. Sta pagando errori fatti quando era molto giovane ma dipingere gli ha dato la possibilità di guardare avanti e credere in un futuro migliore”. Suo figlio era appena nato quando, dopo quasi tre anni di latitanza, si costituì e trascorse alcuni mesi al regime del 41 bis, il carcere duro, finché i giudici baresi esclusero che fosse un mafioso, pur condannandolo a 17 anni per aver ucciso, nel febbraio 2004, due presunti affiliati al clan Strisciuglio di Bari, Matteo Cucumazzo e Antonio Colella, in quella che fu ribattezzata dalle cronache giudiziarie la strage di San Girolamo. Rizzo, di origini siciliane, si è trasferito in Puglia da bambino con la famiglia e a Bari si è diplomato all’istituto d’arte. Poi gli “errori”, come li definisce la moglie Rossana, che lo hanno portato in cella diverse volte, fino alla lunga detenzione per il duplice delitto. In carcere, prima a Biella, poi a Nuoro e adesso a Sassari, dove lavora allo smistamento pacchi, dedica il suo tempo libero a dipingere. Da Bari la moglie gli spedisce continuamente pennelli, tele e colori. I suoi quadri sono stati anche esposti e venduti in una mostra temporanea il cui ricavato è andato, per sua volontà, in beneficenza, destinato al reparto di neonatologia dell’ospedale di Nuoro. “In carcere ha dipinto anche i muri della sala colloqui – racconta la moglie – per rendere meno freddo quell’ambiente dove i bambini incontrano i genitori detenuti”. Alla moglie, in questi lunghi anni di detenzione interrotti solo di tanto in tanto da permessi premio che può trascorrere ai domiciliari con la famiglia in una struttura ecclesiastica in Sardegna, ha dedicato anche un libro dal titolo “Semplicemente amore vero”, che le ha regalato due anni fa nel giorno di San Valentino. “Credo che Rizzo sia un bell’esempio di rivalsa e di svolta che passa attraverso il carcere e si manifesta con l’arte – dichiara il suo legale, l’avvocato Nicola Quaranta -. Custodisco in studio un suo quadro, speditomi dal carcere qualche anno fa e che rappresenta un passaggio paradisiaco, forse quello che si aspetta di trovare quando avrà finito di pagare interamente il suo debito con la società”.

Isabella Maselli – Ansa

Nella foto di repertorio il carcere di Uta – Roberto Pili

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