Il giudicato verde di Arborea

“Un evento unico”, dice Gianluca Cocco, direttore del Servizio di sostenibilità ambientale, per le valutazioni ambientali e i sistemi informativi ambientali della Regione Sardegna (Savi). “Unico” per la partecipazione – in pratica l’intera popolazione di un territorio – ma soprattutto unico perché per la prima volta sono stati messi a confronto due “sistemi”, due idee dello sviluppo. Da una parte il “Sistema Saras”, dall’altra il “Sistema Arborea”.

E’ arrivato un “no” chiaro e forte al “Progetto Eleonora”. E’ arrivato prima nel modo più tradizionale, attraverso i fischi, gli slogan stampati sulle t-shirt, gli striscioni sistemati sui trattori, simbolo del lavoro agricolo, cioè dell’economia tradizionale che le trivellazioni metterebbero a rischio. E’ arrivato anche attraverso una straordinaria capacità di organizzare la protesta da parte del comitato che si oppone al progetto, delle cooperative dei coltivatori e degli allevatori che sono state capaci di organizzare un frugale “pranzo di lavoro” con 1500 pasti serviti gratuitamente. E’ arrivato attraverso la contestazione puntuale e dettagliata non solo del piano del colosso petrolchimico – illustrato dal suo “padre”, il geologo della Saras Giulio Casula, e del direttore della produzione  Giuseppe Citterio – ma dell’intera idea di sviluppo che sta alla sua base.

Il “sistema Saras” non è solo il “progetto Eleonora” ma è anche quanto è stato già fatto a Sarroch. E’ l’insieme dei dati – di recente documentati da Sardinia Post – che addirittura parlano di danni al Dna dei bambini. Non era all’ordine del giorno dell’incontro che si è tenuto per l’intera giornata di ieri nella sala conferenze dell’’Horse Country di Arborea, ma vi è stato inserito, come del resto era inevitabile. Altro che “progetto Eleonora”, ha detto Vincenzo Migaleddu dell’Isde, l’Associazione dei medici per l’ambiente: “Servono prima le bonifiche di tutto un territorio, quello sardo, che è il più inquinato d’Italia. La nostra amministrazione pubblica ha fatto peggio della Campania, seppure non sia assoggettata agli interessi della camorra”.

Parlare genericamente di “progresso” e di “sviluppo” non basta più. Davanti ad una popolazione così informata e decisa a far valere le proprie ragioni è impossibile usare toni paternalisti. O fare promesse di prosperità futura, con un semplice richiamo al benessere. Si scatena una bordata di fischi che riempie in breve la sala. Perché non bastano nemmeno, come ha fatto notare Manuela Pintus del Comitato “No progetto Eleonora”, le leggi per le valutazioni di impatto ambientale, che risalgono a ormai quarant’anni fa: “Il valore della soglia da adottare nell’impianto di perforazione – ha detto – deve essere tassativamente aggiornato a evidenze scientifiche e normative più recenti. In base ai principi base dell’ecotossicologia tale soglia andrebbe abbassata trattandosi di salute umana con potenziali problematiche croniche, e di esposizione continua per 24 ore al giorno, anche di bambini in età prescolare secondo nuovi parametri adottati nel 2006″.

Il “sistema Arborea” è il connubio tra biodiversità ed identità del territorio. Lo illustra Giulietta Colusso, cittadina di Arborea e attivista ambientalista, quando elenca tutti i parametri di valore ambientale, agroalimentare, faunistico, storico e archeologico che non sono stati presi in considerazione dal piano della Saras. Sono parametri identitari di un’economia che si divide tra pesca, coltivazione, pastorizia e turismo, e che – a giudizio dell’assemblea tutta – verrebbero irrimediabilmente lesi assieme a un equilibrio trovato faticosamente in anni e anni di un’attività cominciata al tempo del fascismo con la fondazione di questi borghi e l’arrivo in Sardegna dei coloni veneti (sottolineato, nel dibattito, dall’alternanza continua di cognomi tipicamente sardi e tipicamente ‘nordici’). “Da questa terra di Sardegna – ha concluso Giulietta Colusso – non passerà mai l’odore del gas”.

Anche Giuseppe Casu di Coldiretti parla di un  “Sistema Arborea” basato, dice, su “ambiente, economia e volontà della popolazione”. Il geologo Alessandro Pompiani, chiede puntualmente che vengano integrati tutti i rischi d’incidenza sul territorio. Un territorio che, a quanto pare, non è stato nemmeno esaminato con la dovuta attenzione nello studio della Saras. Ci sono ‘dimenticanze’ sorprendenti. Attraverso Michela Contu, madre di famiglia, gli abitanti vicini all’area individuata per la trivellazione fanno sapere di non comparire neppure nello studio d’impatto presentato della Saras, per cui chiedono pubbliche scuse. E il medico radiologo Sandra Neri rivela che uno dei firmatari dello studio, un suo collega, ha chiesto a lei informazioni sul “progetto Eleonora”, dimostrando di essere poco informato della delicatissima questione sulla quale era chiamato a dare un parere.

Molte le battute feroci, le provocazioni, le ironie. Specialmente attorno alle informazioni poco rassicuranti sulla possibilità che le trivellazioni determinino a una contaminazione delle false acquifere. Antonella Cinghialta porge ai tecnici della Saras una bottiglia d’acqua trattata in modo simile a come potrebbe diventare l’acqua dei pozzi se qualcosa andasse male e domanda loro se sarebbero disposti a berla. L’allevatore Paolo Pinos è  di una chiarezza quasi brutale: “Non voglio vedere le mie mucche bere l’acqua inquinata dalle vostre schifezze”.

Una sintesi politica arriva con l’intervento del segretario di Progress Franco Contu cherivolge, in un documento, un sorta di appello-invettiva alla Saras: “Fate di più, bonificate e salvatevi l’anima. Ne avete solo una, e non potrete venderla ai russi”.

Ecco, la politica. Che in campo regionale fino a ora pare aver balbettato. Senza accorgersi di quanto stava accadendo. Contraddicendo, nelle segreterie centrali di partiti e sindacati, quando andava maturando nel territorio. Dove le sensibilità anche tra gli amministratori sono molto diverse. Il presidente della Provincia, Massimiliano de Seneen, ha proposto referendum popolare per decidere sul “Progetto Eleonora”. Sulla stessa linea anche l’assessore provinciale all’Ambiente Emanuele Cera e i sindaci di Uras e Terralba, oltre a quello di Arborea. Un referendum sul cui esito, dopo quanto è accaduto ieri, non possono esserci dubbi.

Davide Fara

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