La relazione dell’Antimafia: “Così si muovono i trafficanti di uomini”

Sono donne, in genere molto giovani, per la maggior parte costrette alla prostituzione, ma ci sono anche ragazzi e ragazze sfruttati sul lavoro e quelli usati per il terribile traffico di organi: sono i dati che emergono dall’ultima relazione “Mafie, migranti e tratta di esseri umani, nuove forme di schiavitù” approvata oggi all’unanimità in Commissione Antimafia e presentata da Fabiana Dadone (M5S).

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Il fenomeno della tratta di esseri umani è difficile da calcolare: sono troppo poche le denunce e troppo rapidi i mutamenti nelle forme e nell’organizzazione. Quel che è certo è che si tratta di un trend in preoccupante crescita. Nel documento si ricorda che nell’ultima Relazione della Direzione nazionale antimafia per il periodo 2016-2017 risultano accertate 30.146 vittime in tutta l’Unione Europea. Le donne sono il 67%, gli uomini il 17%, le ragazze il 13% ed i ragazzi il 3%. La maggior parte (69%) delle vittime sono state indotte a scopo di sfruttamento sessuale, il 19% per sfruttamento lavorativo in agricoltura, nelle industrie manifatturiere e nelle attività di collaborazione domestica, il 12% per le altre forme di sfruttamento, come il prelievo di organi. Complessivamente le donne ed i minorenni rappresentano circa il 90% delle vittime di tratta.

Legislazione. Oggi quasi tutti i paesi del mondo si sono dotati di una legislazione che punisce le diverse forme di tratta ma nella maggior parte dei casi si tratta di leggi recenti e le condanne, per questo, sono ancora poco numerose. La relazione evidenzia infine che “il numero delle vittime è di gran lunga sproporzionato rispetto a quello dei colpevoli condannati”.

L’organizzazione del traffico di esseri umani. Dalla relazione emerge che il “carico umano” rappresenta sempre un elemento prezioso per i trafficanti i quali, nonostante le spregiudicate condizioni in cui garantiscono i trasporti in mare, servendosi di navi fatiscenti e sovraccariche, conservano comunque un interesse al positivo risultato finale del viaggio. Qualora i loro traffici fossero coronati da insuccesso potrebbero perdere di credibilità e di conseguenza quote di mercato, con il rischio di venire sostituiti da altre organizzazioni concorrenti. Esiste uno standard adottato, comune e generalizzato: “Le organizzazioni criminali – si legge in un passaggio della relazione – operano come vere e proprie realtà imprenditoriali volte a definire e gestire ogni aspetto della migrazione delle persone”. Sono inoltre “identiche per tutti i migranti le fasi del viaggio, una vera e propria epopea che si sviluppa per tappe e si protrae per alcuni mesi, in cui i trasportati, sempre più frequentemente, vengono a trovarsi a vivere in condizioni disumane, stoccati come merce, sottoposti a vessazioni e violenze”. I viaggi assumono “connotati agghiaccianti”, di “orrori” e di “identiche condotte che si richiedono alle vittime di tratta: una volta giunte in Italia o in altro paese del vecchio continente, dovranno cercare di abbandonare al più presto i centri in cui sono state ricoverate e contattare l’organizzazione criminale che le ha fatte emigrare, per essere poi inconsapevolmente indirizzate al successivo sfruttamento”. Secondo quanto affermato dagli stessi migranti, il solo prezzo della traversata oscillerebbe fra i 600 e i 2.000 dollari statunitensi. I migranti provenienti dal Medioriente, invece, raggiungono l’Italia seguendo diversi itinerari. Il costo del viaggio, in questi casi, fino al nostro Paese oscilla fra i 1.500 e i 6.000 euro.

Le nove regole dei trafficanti. L’Antimafia ha così sintetizzato le norme che regolano i viaggi: 1) La partenza delle barche non deve avvenire con il mare in tempesta. 2)L’organizzatore del viaggio è responsabile quindi deve aspettare il momento giusto per partire. 3) Ogni 50 persone caricate ci devono essere due rappresentanti dell’organizzazione per dare le giuste indicazioni. 4) Si devono imbarcare solo persone che hanno il consenso dei familiari, così che poi non si abbiano lamentele di sorta se succede qualcosa. 5) Le persone imbarcate devono essere redarguite su come comportarsi una volte imbarcate (soprattutto non devono spostarsi per non sbilanciare il carico) e essere picchiate a dovere dove non rispettano le regole. 6) Bisogna picchiare frequentemente le persone per farle stare calme a bordo ed evitare che la barca si ribalti. 7) Dotare la nave di un telefono satellitare, così che possano chiamare i soccorsi e richiedere l’intervento della Marina Militare Italiana appena fuori dalle 12 miglia dalle coste libiche. 8) Dopo che la nave è salpata se entro due o tre giorni non si hanno notizie bisogna chiamare i soccorsi. 9)Se rispetti le regole ed il viaggio andrà male, si vede che questo è stato il volere di Allah, Insciallah!

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