“La notte nel carcere di Uta due soli infermieri, situazione inaccettabile”

“La situazione degli infermieri nella Casa Circondariale di Cagliari-Uta è inaccettabile per numero e organizzazione. Solo 4 dipendenti sono a tempo pieno, due di loro però solo con funzioni amministrative, troppi infermieri a rotazione con poche ore e incredibili ‘buchi’. È molto alto il rischio non solo di bloccare l’attività degli specialisti ma anche di lasciare le persone detenute senza un’adeguata copertura soprattutto nel caso di emergenze”. Lo afferma Maria Grazia Caligaris, presidente dell’associazione Socialismo Diritti Riforme. “Inoltre – si legge in una nota – il mancato pagamento delle ore aggiuntive dei mesi di luglio e agosto sta creando un forte malcontento. È urgente dunque una riorganizzazione”.

“I familiari dei detenuti – afferma Caligaris – facendosi interpreti del disagio dei parenti reclusi, hanno espresso forti perplessità in merito all’assistenza infermieristica e medica. In pratica dopo il passaggio alla Asl 8 della Sanità, sono rimasti a tempo pieno gli stessi infermieri che erano stati assunti dal Ministero della Giustizia. Alcuni hanno un contratto a tempo determinato e molti di loro sono prossimi a scadenze. C’è inoltre un gruppo che benché sia a tempo indeterminato, opera in altri reparti e servizi della ASL 8. Ci sono poi altri dell’Azienda Ospedaliera Brotzu che prestano servizi “aggiuntivi”, rispetto al loro normale orario di lavoro, in regime di convenzione con la ASL 8. Insomma una girandola di operatori che non garantisce continuità. Durante la notte, nonostante la vastità dell’area, sono in turno soltanto due infermieri, uno dei quali dislocato al Centro Diagnostico Terapeutico”.

“Uno degli aspetti più problematici – osserva ancora la presidente di SDR – è rappresentato dall’assenza di reperibilità. Quando un infermiere non si presenta in servizio per qualunque motivo il suo settore rimane scoperto. Di recente poi è stata ridotta di due ore anche la presenza in turno il pomeriggio e talvolta solo due infermieri devono soddisfare le esigenze dell’intero carcere trascurando quindi spesso le necessità ordinarie. Senza una rivisitazione dell’organigramma e una razionale distribuzione del lavoro si profila sempre di più il serio rischio di non rispettare i protocolli di assistenza. Non si può dimenticare che il diritto alla salute viene prima di qualunque altra esigenza e che l’Azienda Sanitaria deve garantire – conclude Caligaris – i livelli essenziali di assistenza a tutti i cittadini, nonché il pagamento delle spettanze arretrate”.

 

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