La marcia della Coldiretti su Cagliari, guerra aperta agli “industriali del latte”

Sono i caseifici della Sardegna i grandi accusati dai pastori che questa mattina hanno protestato a Cagliari. In tremila in piazza, con le bandiere della Coldiretti.

Si leggono sui cartelli portati in piazza i destinatari della protesta organizzata a Cagliari dalla Coldiretti: sono i grandi caseifici della Sardegna, gli “industriali del latte”, “i furbetti del formaggio”, è scritto in nero su sfondo bianco. Nell’Isola si contano sulle dita di una mano, a sentire pastori e agricoltori che oggi, in tremila, hanno sfilato dal palazzo della Regione, in viale Trento, sino al Consiglio regionale di via Roma. Una marcia durata ore e che ha paralizzato la città.

Sono “Pinna, Podda, Sepi, Mura e Argiolas“, le grandi aziende sarde che trasformano il latte ovino imponendo “prezzi sempre più bassi”, dice Luca Saba, direttore di Coldiretti. “Noi – continua – da due anni stiamo invitando gli industriali al confronto, ma la trattativa sembra impossibile. Abbiamo poi la convinzione che forniscano numeri sbagliati sulla produzione giustificando il crollo del prezzo con le eccedenze. Ma a noi risulta che non esista alcun surplus. La decisione di pagare un litro di latte 60 centesimi, o anche meno, è totalmente ingiustificata”.

In piazza si parla solo del prezzo del latte crollato. “Il nostro dramma – dice Marcello Dessì, allevatore di Pabillonis -. Sino a due anni fa, per ogni litro ci davano anche un euro e 10 centesimi. Adesso si è scesi a 60 centesimi, in alcuni casi a 55. Questo per il latte ovino. Ma con quello caprino non va meglio: da 75 centesimi si è passati ancora a 55. Eppure i consumatori continuano a pagare i formaggi allo stesso prezzo: significa che a guadagnarci sono solo gli industriali”.

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Un gruppo di pastori è arrivato dal Sassarese. Parla per tutti Pietro Cubeddu. “Ovvio che i grandi caseifici sono i primi responsabili del disastro. Ma noi crediamo che la Regione potrebbe fare molto per convincerli a fissare un nuovo prezzo del latte, per questo stiamo protestando qui. Le istituzioni ci stanno abbandonando, nemmeno dalla nostra Provincia non abbiamo avuto al sostegno. La Giunta dovrebbe erogare immediatamente i premi previsti dal Pac (Piano agricolo comunitario) e quelli per il benessere animale. Sarebbe un’importante boccata d’ossigeno”.

Gli allevatori sardi hanno raggiunto Cagliari anche da Nurri. Fabrizio Zuddas dice: “La speculazione sul prezzo del latte deve finire. Se continuano a pagarci un litro di latte a 60 centesimi, non possiamo andare avanti. All’inizio dell’anno scorso ci siamo indebitati per produrre più latte e già a maggio non avevano più liquidità. Ma l’accesso al credito resta un miraggio, al pari dei contributi europei”. Zuddas fa due conti: “Un chilo di formaggio si produce con sei litri di latte. Prima ci davano 9 euro, anche 9,20. Ora il prezzo imposto è di 4,50, o 4,80 quando va bene. Un’assurdità”.

IL J’ACCUSE DI BATTISTA CUALBU, PRESIDENTE COLDIRETTI

Da Nuoro ecco Salvatore Mastino. “Nel nostro mercato comandano gli industriali e stanno sfruttando la nostra categoria. Non è più accettabile. Vero che la Regione nulla può fare sul prezzo del latte, ma il compito della politica è programmare e risolvere le emergenze. Allora sblocchino immediatamente i premi comunitari”. Mastino torna anche sul percorso in tre punti del ministro Maurizio Martina. “Crediamo che sia una buona soluzione quella di inserire il pecorino prodotto nell’Isola fra le derrate alimentari che l’Unione europea acquisterà e distribuirà alle persone indigenti. In questo modo il prezzo del latte può risalire. Ma servono rassicurazioni: non vorremmo che gli industriali incassassero una montagna di soldi dalla vendita delle produzioni all’Ue, per poi continuare a pagarci il latte una miseria”.

A Cagliari anche agricoltori e pescatori. Paolo Mocci, serricoltore, è arrivato da Decimoputzu. “Il nostro problema è la grande distribuzione che si rifornisce da mercati non italiani e acquista frutta e verdura a prezzi coi quali noi non possiamo competere. La differenza, però, è che soprattutto nei Paesi dell’Africa bianca usano fitofarmaci. I ministeri dell’Agricoltura e della Salute dovrebbe imporre alle frontiere più rigidi controlli”. Da Cabras ecco i pescatori del Nuovo Consorzio Ponti: “La nostra laguna viene invasa da 25-30mila cormorani per sei mesi su dodici. Ciascuno mangia cinquecento grammi di pesce al giorno, tra muggini, orate e spigole. Vuol dire che ogni anno perdiamo tra i tre e i quattro milioni di euro. Abbattere gli uccelli quando sono già grandi, non serve. È necessario che l’Unione europea autorizzi la distruzione delle uova”.

Al. Car.
(@alessacart on Twitter)

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