In tutto le demolizioni da eseguire sono trentacinque. Una prima parte – e cioè tre intere abitazioni e altre sette opere abusive – sono state messe in atto ieri alla Maddalena su ordine del procuratore della Repubblica di Tempio Domenico Fiordalisi. Si tratta di fabbricati (o recinzioni, ampliamenti, sopraelevazioni) realizzati in zone di tutela integrale senza alcuna autorizzazione negli anni Novanta.
L’azione è stata accompagnata da momenti di grande tensione. A partire dal momento in cui la prima ruspa ha avviato la demolizione della casa di Giuseppe e Fabio Are, padre e figlio, nella zona nord della Maddalena, in località ‘”Fangotto”.Poi è stata la volta, nella zona ovest dell’isola, dell’abitazione della famiglia Barbosa. Quindi in località “Mongiardino” dove un’altra casa è stata abbattuta (mentre alla demolizione di una stanza abusiva di un altro fabbricato ha provveduto direttamente, a colpi di mazza, il proprietario).
“Questo drastico intervento senza possibilità di sospensiva – ha dichiarato a La Nuova Sardegna l’avvocato Giacomo Serra, legale di una decina dei destinatari degli ordini di demolizione – ci lascia interdetti e perplessi. Interdetti sotto il profilo umano, perplessi sotto quello giuridico anche perché, con tanto di istanze motivate e sentenze della Cassazione in merito, abbiamo chiesto un incidente di esecuzione opponendoci a sgomberi e demolizioni. Casi che dovranno essere trattati dal giudice delegato l’8 aprile prossimo, cioè tra qualche giorno”.