La Cassazione respinge scarcerazione di Mesina: “È troppo pericoloso”

Niente detenzione domiciliare né braccialetto elettronico, per Graziano Mesina, il bandito sardo – di 75 anni – arrestato nuovamente nel 2013 per associazione a delinquere per traffico di stupefacenti, dopo aver trascorso complessivamente quarant’anni di carcere (nel 2004 era stato l’allora presidente della Repubblica, Carlo Azeglio Ciampi, a concedergli la grazia). Per il traffico di droga Mesina è stato condannato a trent’anni in primo grado lo scorso 12 dicembre (leggi qui), ma è sotto processo anche con l’accusa di aver simulato il furto della sua Porsche. (leggi qui).

La richiesta di scarcerazione per Mesina è stata respinta oggi dalla Cassazione. Nelle motivazioni si legge che sono “attuali ed effettive le sue potenzialità criminogene” non “fronteggiabili” con misure meno gravose della cella. Gli ‘ermellini’ scrivono che la posizione di Mesina è stata valutata “con esclusione di ogni congettura” da parte del Tribunale della libertà di Cagliari che per primo, nel gennaio 2017, aveva confermato la detenzione nel carcere nuorese di Badu ‘e Carros a Nuoro per l’uomo a lungo considerato il criminale sardo più pericoloso del dopoguerra. Dunque, nessun complotto contro di lui, nonostante Mesina abbia sostenuto di essere stato ‘incastrato’ e di non aver mai trafficato droga”.

In proposito, la Cassazione ritiene che “con apparato giustificativo adeguato ed esente da vizi logico giuridici”, i giudici di merito abbiano messo in evidenza “la tipologia e l’entità dei quantitativi di stupefacente commerciati e delle relative somme di danaro; l’esistenza di una solida rete di contatti con pericolosi soggetti dediti al traffico di droga; la caratura dei rapporti criminali instaurati per il traffico di un così rilevante quantitativo di stupefacente”.

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