Immigrazione, dossier Idos: nell’Isola tre stranieri ogni 100 abitanti

Aumenta il numero degli stranieri nell’Isola, se pure con una flessione rispetto al passato. Nascono più figli di immigrati che bambini sardi, la popolazione isolana è comunque in calo nonostante l’apporto demografico degli stranieri. Questi, in sintesi, i dati più significativi dal nuovo dossier statistico ‘Immigrazione’ curato dal centro studi e ricerche Idos e presentato questa mattina a Cagliari e in contemporanea in altre città italiane.

Il dossier, firmato da Idos e realizzato in collaborazione con l’Ufficio Nazionale Antidiscriminazioni Razziali della Presidenza del Consiglio dei Ministri e con la rivista ‘Confronti’, ha visto la partecipazione di diversi esperti e ricercatori di tutto il paese, tra cui i referenti regionali Tiziana Putzolu, Gianni Loy ed Elisabetta Sini.

A livello nazionale, il dato più significativo è che oggi ci sono più italiani all’estero che stranieri in Italia:si contano 5,2 milioni di italiani emigrati e 5 milioni di stranieri nella penisola, anche se queste cifre tengono conto anche dei soggiornanti non ancora iscritti all’anagrafe nazionale. Sfatato, dunque, il luogo comune che vede la presenza straniera come una “invasione” e l’emigrazione italiana come un fenomeno appartenente al passato. Dal 2015 a oggi gli stranieri sono aumentati di appena 12mila unità. Prezioso è l’apporto demografico degli immigrati nel nostro paese: con 72 mila nuovi nati, le nascite da genitori stranieri rappresentano un settimo di quelle nazionali.

La Sardegna e gli immigrati. Il calo demografico. Nell’Isola l’aumento degli immigrati si inserisce in un momento di crisi demografica: la popolazione totale è calata da 1.663.286 alla fine del 2014 a 1.658.138 alla fine del 2015. Sempre meno anche le nascite dei bimbi sardi, passate dal 6,9 al 6,7%. Per contro, invece, sono tanti i figli degli stranieri: il 2015 ha registrato 415 nascite.

I residenti stranieri. Alla fine del 2015 sono 47.425. Più della metà, 25 mila, arrivano da paesi europei. I primi per numero sono i rumeni (13.550, il 28,6%), seguiti dai marocchini (4.390, il 9,3%), senegalesi (4211, 8,9%), cinesi (3.208, il 6,8%). Al quinto posto ci sono ucraini (di cui 86,5% donne), e poi filippini, tedeschi, pachistani, polacchi. Dall’est Europa arrivano soprattutto donne, impiegate in particolare nella cura agli anziani. Gli stranieri abitano soprattutto nei grandi centri e nelle zone costiere dove sono presenti porti e aeroporti. È Olbia la città sarda con maggiore concentrazione di stranieri: sono il 7,4% della popolazione residente, a Cagliari il 2,8%. La popolazione straniera incide per il 2,9% su quella regionale: un numero esiguo se si considera che in Emilia Romagna, la regione con più alta densità di immigrati,  si raggiunge il 12%.

Economia e lavoro. Il 6,1% delle imprese sarde sono a conduzione straniera e sono in gran parte senegalesi, marocchine e cinesi. Il 50% degli immigrati , circa 25 mila persone, ha un lavoro, e il trend dell’occupazione è positivo da qualche anno. La maggior parte (63,8%) è impiegata nei servizi, poi ci sono i lavoratori del settore industriale (18,8%) e quelli dell’agricoltura (9,9%). Tra i lavoratori più numerosi ci sono rumeni, tedeschi,  francesi, marocchini, svizzeri: insieme fanno la metà della forza lavoro straniera impiegata in Sardegna.

Non si può scindere la questione degli immigrati con quella dei migranti, anche se, come sottolinea Tiziana Putzolu che questa mattina, insieme rappresentanti istituzionali e della ricerca, ha presentato i numeri ‘sardi’ del dossier nell’aula magna della facoltà di Scienze Politiche a Cagliari, c’è una differenza sostanziale: “Questione di participio passato: gli uni sono quelli che hanno scelto di restare in italia, gli altri sono ancora in viaggio, e spesso l’Italia non è la destinazione definitiva ma un punto di passaggio. Non dobbiamo guardare all’immigrazione come un fenomeno unico ma a un insieme di realtà diverse e ognuna con la sua specificità: conoscere e capire tutti questi aspetti è importante, anche per affrontare il razzismo dilagante”.

(Foto di Roberto Pili)

Francesca Mulas

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