Il fiume avvelenato di Furtei, arsenico e cobalto dall’ex miniera

Arsenico, berillio, cobalto e rame in quantità superiori fino a centinaia di volte i valori-soglia nelle acque del rio Sa Scaffa, zona di Santu Miali, Furtei, avamposto del Klondike in terra sarda, dove fino a qualche anno fa Sardinia Gold Mining e soci andavano a caccia d’oro. L’inquinamento da metalli pesanti è stato certificato dalle analisi chimico-fisiche svolte dall’Arpas in seguito alle sollecitazioni del sindaco Nicola Cau, che nella giornata di oggi ha emesso un’ordinanza con cui vieta l’utilizzo dell’acqua del torrente. Ma non finisce qui. Il fiume dei veleni sfocia nell’invaso di Casa Fiume,“le cui acque vengono utilizzate per l’irrigazione dei campi, per scopi industriali e per uso potabile da Villasanta, a sud di Sanluri, fino a Monastir”, spiega il primo cittadino. E aggiunge: “Nelle acque di Casa Fiume non sarebbe però stata rilevata la presenza dei metalli rinvenuti nel rio Sa Scaffa, ma di cianuro nei sedimenti dell’invaso”.

“Il rio Sa Scaffa è stato contaminato da una discarica realizzata ai tempi dell’attività estrattiva: la barriera eretta per contenere i veleni si è rivelata efficace”, spiega Cau. E aggiunge: “Dopo aver attraversato la zona di Santu Miali, il corso d’acqua prosegue dritto verso l’invaso di Casa Fiume, ma le analisi effettuate dall’Enas sotto la supervisione dell’Arpas non avrebbero trovato traccia dei metalli rinvenuti nel rio. Enas – ha detto Cau – ha inoltre garantito che la situazione non desta preoccupazione, nonostante quelle stesse analisi abbiano accertato la presenza di un’anomala concentrazione di cianuro nei sedimenti dell’invaso”.

Un dato è comunque certo: non è solo l’area mineraria di Furtei ad essere contaminata. In pratica, i veleni si stanno espandendo a macchia d’olio e del tutto insufficienti appaiono le misure prese sinora per contrastarne la diffusione. A Furtei, mancano infatti all’appello sia un piano per la comunicazione del rischio sia il progetto di bonifica, mentre è stata eseguita solo la messa in sicurezza di emergenza. “Dei 16 milioni stanziati per l’intervento di ripristino ambientale, di cui 9 a valere sul Fondo di sviluppo e Coesione e 7 provenienti dal bilancio regionale, finora ne sono stati spesi solo 6. Ma l’intera somma è assolutamente insufficiente”, spiega il sindaco, che sta valutando quali azioni intraprendere prendere oltre a quelle per cui è competente la Conferenza di servizi.

Piero Loi

 

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