C’era qualcosa di bello e qualcosa di profondamente sbagliato nella manifestazione organizzata questa mattina dai tifosi del Cagliari per chiedere la riapertura dello stadio di Is Arenas. Un raduno organizzato, non a caso, in piazza Unione Sarda sotto i palazzi di Sergio Zuncheddu, dove da alcuni anni si è trasferito il suo impero editoriale.
Non a caso, perché proprio il gruppo Unione Sarda ha maggiormente sostenuto la protesta dei tifosi rossoblu, a favore del presidente del Cagliari Massimo Cellino, descritto ancora stamattina come una sorta di prigioniero politico, incarcerato per le sue idee come un Nelson Mandela nostrano.
Qualcosa di bello, dicevamo, è stato sicuramente l’abbraccio dei tifosi alla propria squadra del cuore e la decisione di manifestare insieme per chiedere il diritto di giocare in uno stadio le partite casalinghe. La festa dei tanti bambini, giovani e anziani, alla fine più di 700, che hanno applaudito i propri idoli sportivi.
Insieme con questo però c’è stata anche la cercata e voluta strumentalizzazione di questo corteo, con l’ossessivo attacco al sindaco di Cagliari, Massimo Zedda, vero capro espiatorio di una situazione, creata da altri e gestita da altri. I cori verso il sindaco, beceri come spesso sanno essere quelli delle curve sportive, hanno scandito tutta la mattina, fino a trovare il loro apice sotto il palazzo civico di via Roma. E la presenza della società Cagliari calcio e della squadra durante quei cori non è stato un bel vedere, non solo per un rispetto dell’istituzione municipale, ma più semplicemente per amore di verità. Perché la colpa del sindaco Zedda, se di colpa si può parlare, è stata quella di pretendere nell’interesse collettivo che un soggetto privato come il Cagliari calcio saldasse i suoi debiti verso l’amministrazione, prima di stabilire il da farsi. Tutti i tentativi successivi di Cellino, dalla fuga a Trieste allo stadio a Elmas fino alla sciagurata operazione Quartu, sono stati il frutto di decisioni del presidente del Cagliari, che da solo si è infilato in un vicolo cieco. Di forzatura in forzatura.
La sindrome da accerchiamento, la psicosi del complotto che attraversa i tifosi del Cagliari non andrebbe alimentata né dalle forze politiche né dalla stampa, perché non è una linea corretta e non è nemmeno utile. Così la manifestazione di oggi, sicuramente partecipata, non ha trovato nemmeno una posizione comune, una richiesta condivisa. Alla fine è restato solo il coro da stadio, lo slogan urlato, con Zedda al posto dell’arbitro o del tifoso avversario. Mentre la manifestazione si conclude, arriva la notizia che la partita con la Sampdoria si giocherà domenica a Is Arenas, ancora a porte chiuse. E sarà così, con molta probabilità, almeno fino a fine stagione.
Alberto Urgu