Iglesias in piazza difende i suoi ospedali: “No agli accorpamenti”

Un fiume di persone ha attraversato questa mattina Iglesias per chiedere che i servizi sanitari dei nosocomi cittadini vengano salvati e valorizzati. Circa mille persone, una manifestazione di popolo senza bandiere che si è data appuntamento di fronte al CTO, Centro Traumatologico Ortopedico, una volta centro di eccellenza e di riferimento per tutta la Sardegna.

Studenti, associazioni di volontariato ( Soccorso Iglesias, Sodalitas, AVENTI-associazione nefropatici, Amici della Vita), i sindaci del territorio che hanno voluto manifestare senza la fascia tricolore, i consiglieri comunali di Iglesias, ma anche Gigi Rubiu, consigliere regionale, Mauro Pili, Roberto Frongia, e poi lavoratori della sanità e comuni cittadini. Tutti hanno voluto esserci per mandare un segnale forte alla Regione sarda: “la sanità del Sulcis non si tocca”.

Il corteo, partito intorno alle 9.30, è stato salutato da due ali di scolaresche delle scuole elementari che, con in mano i cartelli, inneggiavano al salvataggio dei “loro” ospedali. Il corteo, proseguendo verso l’altro nosocomio cittadino, l’ospedale civile S.Barbara, si è ulteriormente ingrossato. All’arrivo si contavano circa 2 mila persone che hanno riempito lo spazio antistante l’ospedale: un’occupazione pacifica e un’unica grande rivendicazione, salvare la sanità iglesiente perché i viaggi della speranza oltre confini rimangano storie del passato.

Non mancano le note polemiche come quella di Giorgio Madeddu, medico di base e referente dell’associazione “Amici della vita”: “C’è tanta passione ma manca una vera piattaforma, una programmazione della sanità”; Roberto Frongia chiede interventi mirati: “In gioco c’è la sanità del Sulcis. Oggi Iglesias lancia il suo grido di dolore”; Mauro Pili va dritto al nocciolo del problema: “Siamo di fronte alla contesa tra sanità forte e sanità debole. La politica dei tagli non paga”.

Al primo cittadino, Emilio Gariazzo, medico chirurgo all’ospedale S. Barbara viene chiesto di parlare, ma manca un megafono. “Stiamo chiedendo l’ultimazione dei lavori del CTO, il S.Barbara poi diventerà un centro di lunga degenza. Il servizio di cardiologia? Ci stiamo lavorando”. Poco distante il primario di Ginecologia, Giuseppe Santeufemia: “Il mio reparto non risponde agli standard di sicurezza, non è a norma”. Gli rispondono alcune future mamme: “Quando veniamo qui per i controlli siamo seguite e controllate perfettamente, sia dagli infermieri che dalle ostetriche. Non vogliamo andare a partorire in altri ospedali. Chi parla male di questo servizio evidentemente ha altri interessi”.

Qualcuno, malignamente, fa un riferimento al recente incendio che ha parzialmente distrutto il reparto di chirurgia: “Un incendio casuale? Alla luce di quanto sta succedendo si è portati a pensare di tutto”. La città oggi ha mandato un segnale forte. Spetta ora alla politica dare risposte.

Carlo Martinelli

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