Iglesias: palloncini bianchi per l’ultimo saluto a Federica, uccisa dal marito

“L’amore più grande è dare la propria vita per gli altri, non quello di sottometterla ai propri voleri”. Giovanni Paolo Zedda, vescovo di Iglesias, che ha celebrato questo pomeriggio le esequie di Federica Madau, la giovane uccisa dal marito giovedì scorso, con poche parole lancia un messaggio chiaro: non può esserci amore dove c’è violenza. La chiesa di Valverde gremita, come il piazzale antistante, a ridosso del cimitero, danno il senso della vicinanza della città ai familiari della sfortunata ragazza. Il lutto cittadino, la presenza del sindaco e altri amministratori, sono ulteriori segnali del rifiuto, da parte della città, di una cultura basata sulla violenza e la sopraffazione. Sull’atrio della chiesa un quadro con la foto di Federica con tre palloncini bianchi in aria. Durante l’omelia non poteva mancare il pensiero rivolto alle tre piccole figlie della vittima, la parte più fragile e indifesa di questa immane tragedia. Loro che non hanno neppure potuto salutare la propria mamma un’ultima volta. Alla cerimonia funebre era presente, oltre i familiari, la madre della ragazza, visibilmente provata, accompagnata dall’avvocato Annarella Gioi, che stava seguendo le pratiche della separazione della ragazza. Il padre invece non ha avuto la forza di essere presente. E poi, tra la folla, le maestre delle bambine, conoscenti, amici e amiche della ragazza. 31 di loro – esattamente come gli anni di Federica – hanno portato dei palloncini bianchi, che sono stati rilasciati quando la bara bianca è uscita dalla chiesa. Poi la bara è stata portata al cimitero. Una tragedia, quella di Federica Madau, che ha scosso profondamente le coscienza di una città tranquilla. Il vescovo Zedda ha ricordato che bisogna reagire alle difficoltà della vita, richiamando al senso della responsabilità e della solidarietà. “Le persone in difficoltà vanno ascoltate e aiutate” – ha aggiunto il capo della chiesa iglesiente-.

20170309_163955

Federica Madau è stata uccisa giovedì scorso, intorno alle 20,20, dal marito Gianni Murru, 46 anni, disoccupato. La coppia stava incontrando problemi di convivenza coniugale. Federica dal dicembre scorso aveva abbandonato la casa di via S. Salvatore. Era tornata a vivere con le sue tre bambine nella casa dei genitori di lei. La tensione tra i due era alle stelle. Fioccano le denunce da entrambe le parti. Nonostante tutto Federica continua a portare le figlie dal padre perché possa continuare a mantenere il rapporto con loro. Anche la sera di giovedì 2 sembrava un giorno come gli altri. Nulla faceva presagire il dramma che di lì a poco si sarebbe consumato. I testimoni riferiscono di alcune precedenti scaramucce telefoniche tra i due. Nulla di particolare però. Alle 20,15 Gianni Murru telefona alla moglie per avvisarla di andare a riprendere le bambine. L’uomo però ha altre intenzioni. Gli inquirenti riferiscono infatti che Murru rinchiude le bambine in una stanza al piano di sopra della casa e poi riscende al piano terra ad attendere la moglie. Quando Federica Madau si presenta alla porta nasce una lite tra i due. Si sentono delle urla. L’uomo la trascina all’interno. Intanto alcuni testimoni vicini di casa, sentendo le urla, chiamano il 113. Si teme il peggio. All’interno della casa, intanto, si consuma il dramma: Gianni Murru, con una serie di fendenti, colpisce più volte la povera vittima con un grosso pugnale, senza lasciarle scampo. All’arrivo delle forze dell’ordine e dell’ambulanza del 118 per Federica Madau non c’è più niente da fare. Gli agenti trovano il corpo della ragazza riverso a terra in una pozza di sangue. L’uomo è stato immediatamente posto in stato di fermo e portato in Commissariato. Non ha opposto resistenza. Gianni Murru è stato privato della patria potestà e si trova attualmente detenuto nel carcere di Uta. Per le tre piccole è stato disposto l’affidamento in una casa protetta e sono seguite da un curatore nominato dal Tribunale.

Carlo Martinelli

Diventa anche tu sostenitore di SardiniaPost.it

Care lettrici e cari lettori,
Sardinia Post è sempre stato un giornale gratuito. E lo sarà anche in futuro. Non smetteremo di raccontare quello che gli altri non dicono e non scrivono. E lo faremo sempre sette giorni su sette, nella maniera più accurata possibile. Oggi più che mai il vostro supporto è prezioso per garantire un giornalismo di qualità, di inchiesta e di denuncia. Un giornalismo libero da censure.

Per ricevere gli aggiornamenti di Sardiniapost nella tua casella di posta inserisci la tua e-mail nel box qui sotto:

Related Posts
Total
0
Share