Iglesias, la discarica è “modello”. Ma continua a fare paura

Era un adempimento di legge: la presentazione alla cittadinanza, cui spetta dare un parere, del piano d’impatto ambientale per l’ampliamento di una discarica. Quella di Genna Luas, della Portovesme Spa, industria siderurgica che fa capo alla multinazionale svizzera Glencore. E’ diventata l’occasione per un confronto sui temi dell’ambiente e anche per una ulteriore conferma di quanto siano temi sensibili per la popolazione. In questo caso quella di Iglesias. L’incontro, infatti, si è tenuto nella sala Remo Branca del palazzo comunale.

Fuori dalla sala c’era il   “ Gruppo Carlofortini preoccupati “. Muniti di tute bianche e mascherine antipolvere, inscenavano un sit-in di protesta pacifico per ricordare che nel Sulcis, nonostante sia tra le province più inquinate, “si continuano a produrre scorie e inquinamento nell’aria e nella terra, con i conseguenti problemi per la salute. Al contempo, però, il governo impone di eseguire le bonifiche. Che sono ancora ferme al palo di partenza “. Una vera contraddizione.

“ Noi, però, non vogliamo passare per coloro che vogliono chiudere le fabbriche – hanno sottolineato Salvatore Casanova e Franco Aste del movimento ambientalista – ma chiediamo che le fabbriche continuino a produrre rispettando l’ambiente e le popolazioni. Qui la gente continua a morire di tumori. Non esistono indagini epidemiologiche, perché non le hanno volute fare, ma il 40% dei bambini di Carloforte ha disfunzioni alla tiroide. Una relazione ci dovrà pur essere”.

E’  molto difficile conciliare le produzioni industriali “pesanti” come quelle metallurgiche del Sulcis con la salute dei lavoratori e delle popolazioni circostanti. La storia insegna. Per quanto, negli ultimi anni, l’ambiente del polo industriale di Portovesme sia notevolmente migliorato con l’adozione di nuovi sistemi di tutela ambientale.

Nella discarica di Genna Luas – eredità di un attività mineraria che ha devastato la terra e le sue viscere e poi l’ha abbandonata a se stessa – sono stati adottati adottati sistemi all’avanguardia per scongiurare pericoli per la salute, come per esempio, il portale radiometrico per la rilevazione della radioattività sulla materia prima. Una discarica ‘modello’. Ma la sensibilità ambientalista è così elevata che – nonostante i risultati confortanti delle analisi svolte dall’Arpas (illustrati dai tecnici durante l’assemblea) – la preoccupazione resta alta.

Per l’ex consigliere comunale Pinello Cossu,  “ la discussione su temi così importanti come la salute e l’ambiente avrebbe richiesto maggiori conoscenze dei dati e delle implicazioni in materia ambientale sulle modifiche proposte”. “La discarica di Genna Luas – ha detto Sandro Ciccu, anche lui ex consigliere comunale – è una discarica di bonifica mineraria di blenda e galena, i minerali che venivano estratti nelle miniere dell’iglesiente. Era  uno scempio ambientale, un enorme scavo minerario, contenitore di polveri dannose a cielo aperto senza nessun controllo… ”.

“Abbiamo recuperato  –  ha detto concludendo l’assemblea l’amministratore delegato di Portovesme S.r.l. Carlo Lolliri – un minerario completamente abbandonato, lo abbiamo reso sicuro secondo tecniche moderne e condivise, integrato nell’ambiente, continuamente monitorato con analisi chimiche e ambientali, i proprietari dei terreni vicini sono soddisfatti del recupero ambientale che in quasi vent’anni ha cambiato la fisionomia di questa porzione di terra e abbiamo creato altri posti di lavoro”.

Quando la discarica avrà raggiunto la sua massima capienza di rifiuti, circa 2 milioni di metri cubi, sarà chiusa e piantumata per diventare una collina integrata con l’ambiente circostante, ma sempre sotto controllo.

Se invece le autorizzazioni dovessero incontrare delle difficoltà, la Portovesme S.r.l. andrebbe incontro a dei problemi, come hanno sottolineato i tecnici: “Con il settimo anello, quello attualmente in uso, abbiamo autonomia fino ad agosto. E’ chiaro che in assenza delle autorizzazioni per l’ampliamento, ci sarebbero ripercussioni sulla produzione. Senza discarica non si può produrre. A meno che non se ne trovi un’altra in tempi brevi”.

Carlo Martinelli    

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