Informò l’Eurallumina del blitz. Ora valuterà l’autorizzazione ambientale

L’Eurallumina prosegue per la sua strada: mentre il controverso progetto di una nuova centrale a carbone è in fase di Valutazione d’impatto ambientale (Via) presso la Regione, la società chiede all’ex Provincia di Carbonia-Iglesias di avviare il procedimento di Autorizzazione integrata ambientale (Aia). Fin qui tutto bene: in pratica, viene attivata quella che la legge definisce una “procedura coordinata”. Ma emerge un aspetto che non mancherà di suscitare polemiche. lnfatti, il destinatario della richiesta depositata in Provincia risponde al nome di Palmiro Putzulu, lo stesso dirigente dell’Area Servizi ambientali che, in una conversazione telefonica intercettata nel corso dell’inchiesta della Procura cagliaritana sui fanghi rossi, informò il direttore degli stabilimenti Nicola Candeloro di un blitz del Noe (Nucleo operativo ecologico) dei carabinieri previsto per il giorno successivo.

La conferma che Putzulu sia parte attiva nell’ambito della procedura autorizzativa del “Progetto di ampliamento della raffineria d’allumina” la si trova in calce alla determina con cui lo scorso 5 novembre, in qualità di responsabile del settore Ambiente, si avvale di due ingegneri per “predisporre il documento istruttorio preliminare e conclusivo della proposta impiantistica dell’Eurallumina”. E trova riscontro nella delibera del 17 settembre con cui il commissario provinciale assegna all’Area dei Servizi Ambientali da lui guidata l’istruttoria relativa all’autorizzazione ambientale (Aia) per il progetto dell’Eurallumina SpA.

Intanto, l’inchiesta del pm Marco Cocco ha portato al rinvio a giudizio di Candeloro e dell’amministratore delegato Vincenzo Rosino per disastro ambientale in concorso e traffico illecito di rifiuti. Putzulu non è stato nemmeno indagato. Inoltre, tanto la richiesta depositata dall’Eurallumina in provincia quanto gli atti adottati da Putzulu sono a norma di legge. Le Linee guida regionali del 2006 offrono infatti alla Provincia la possibilità di avvalersi di privati per la redazione dell’istruttoria. Va anche detto che il procedimento Aia potrà concludersi solo dopo la pronuncia definitiva e vincolante della Regione. Che potrebbe anche bocciare il progetto. Nel caso in cui arrivasse il via libera da Cagliari, sarà comunque la Provincia – dopo uno o più cicli di conferenze di servizi – a rilasciare l’autorizzazione finale contenente le misure atte a ridurre l’inquinamento: proprio a questo serve l’istruttoria. Tutto regolare, dunque. Il problema che si pone è un problema di opportunità: la persona che in una certa fase dell’inchiesta informava la società, si trova ora a seguire un procedimento autorizzativo dei progetti della stessa Eurallumina.

“Domani ci sarà l’ispezione a Portovesme”

Putzulu fu intercettato al telefono con Candeloro nel settembre del 2009, prima che i Noe apponessero i sigilli al percolante Bacino dei fanghi rossi, quando era già in corso l’indagine del pm Marco Cocco. “In data 3 settembre 2009 – scrivono i Noe nel verbale delle intercettazioni – Candeloro contattava Palmiro Putzulu per avere conferma circa la data del controllo ossia se si dovesse svolgere l’indomani o il lunedì. Putzulu confermava per l’indomani, ribadendo a Candeloro di mantenere il massimo riserbo”.  Il giorno successivo, gli inquirenti si sarebbero recati a Portovesme, come rivelano i verbali del 4 settembre. Sono gli stessi Noe, a precisare che “quanto riferito al dirigente del Settore Ambiente della Provincia di Carbonia Iglesias, in ordine alle attività da compiere ed alla data di accesso (dei Noe a Portovesme, ndr.) è stato da egli riferito a più rappresentanti della società”. In un altro caso, è Putzulu a chiamare Candeloro per chiedere “quanti siano i pozzi di bonifica presenti nel Bacino e nello stabilimento”. Il punto è che “quelle informazioni dovrebbero essere già note a Putzulu”, appuntano i Noe.

Insomma,  un rapporto complesso tra controllato e controllore (se si considera la posizione di direttore di stabilimento occupata da Candeloro) e tra controllore e controllato (se si fa riferimento agli anni 2008-2009, periodo in cui Candeloro ricopriva il ruolo di assessore alle Attività produttive della provincia di Carbonia Iglesias).  Candeloro , infatti, da assessore continuò a ricoprire la posizione di direttore dello stabilimento Eurallumina, carica che riveste ininterrottamente dal 1993.

La battaglia sul progetto della centrale a carbone

Attorno al progetto dell’Eurallumina si è scatenata una vera e propria battaglia. Da una parte la società, che minimizza l’impatto ambientale dell’intervento, e gli operai sulcitani, che negli ultimi due mesi hanno fatto tappa all’Assessorato all’ambiente quattordici volte per avere garanzie sui tempi del procedimento. Dall’altra gli oppositori: un fronte che comprende la Confederatzione Sindacale Sarda, l’associazione Sardegna Pulita, alcuni gruppi ambientalisti sulcitani e Isde Medici per l’ambiente. Tutti d’accordo nel sostenere che non si può proporre un’impattante centrale a carbone a poche centinaia di metri dal centro abitato di Portoscuso, in un contesto che presenta una situazione sanitaria da codice rosso. Il presidente Isde-Medici per l’ambiente Sardegna Vincenzo Migaleddu ha anche ricordato che “i progettisti dell’intervento non considerano la direttiva Euratom del 2013, in base alla quale sia gli scarti della bauxite lavorata nello stabilimento sia le ceneri di carbone sono rifiuti Tenorm, vale a dire radioattivi”.

Piero Loi

@piero_loi on Twitter

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